«In cuor mio avrei quasi sperato di non dover dire che il nostro Centro Dafne sta registrando numeri importanti. Purtroppo, ma anche per fortuna per le donne che si stanno salvando, abbiamo intercettato al nostro Pronto Soccorso Codice Rosa già 144 casi di violenza». A parlare è il direttore generale del Cardarelli Ciro Verdoliva che oggi, tracciando il bilancio dei primi 11 mesi dall’apertura del Centro Dafne – Codice rosa ha voluto ribadire l’impegno dell’ospedale su questo tema.
«Lo scorso anno abbiamo avviato un percorso al quale teniamo in modo particolare. In un pronto soccorso come il nostro non potevamo non dedicare un’attenzione particolare a quei segnali dietro i quali si maschera la violenza. In linea con gli obiettivi del Presidente De Luca e con il pieno e continuo sostegno dell’assessore regionale Chiara Marciani (che tra le sue deleghe annovera quella alle Pari Opportunità), abbiamo deciso di offrire alle donne un’opportunità concreta, un “porto sicuro” che oggi si chiama Centro Dafne (padiglione M, piano terra) codice rosa (Pronto Soccorso Cardarelli) affiancati dall’Associazione Salute Donna. Questo Centro è la componente più visibile di un enorme lavoro che inizia già dal pronto soccorso e si estende lungo tutto il percorso rosa con assistenza alle donne vittime di violenza».
Nel corso dell’evento è stato presentato il cortometraggio prodotto dalla Maxima Film di Marzio Honorato e Germano Bellavia con la regia di Corrado Ardone e gli attori protagonisti Rosalia Porcaro e Antonio Pennarella. «Quando si parla di violenza sulle donne – ha detto Marzio Honorato – non si può più parlare di casi isolati bensì di un fenomeno crescente. Questo cortometraggio vuole trasmettere un messaggio chiaro alle donne che si identificano nel personaggio di Lia. Il messaggio è: “non continuate a far finta di niente”, non si può fingere che tutto vada bene, perché potrebbe essere estremamente pericoloso. Quello che desideriamo dire alle donne è: “parlatene”, “rivolgetevi a centri di aiuto e prevenzione”. Agli uomini, che vedono negli atteggiamenti e le parole del personaggio di Antonio se stessi, invece possiamo solo dire: “fermatevi, prima che sia troppo tardi”».
Sottolineata la vicinanza dell’EAV e del suo Presidente Umberto De Gregorio, che ha dimostrato grande sensibilità sostenendo il progetto del cortometraggio.
Tra gli interventi della giornata, quello dell’Assessore Chiara Marciani, che ha sottolinmato: «La scelta di un anno fa di creare una struttura dedicata al codice rosa presso l’Ospedale Cardarelli si è rilevata estremamente efficace. Il Centro Dafne è non solo un punto di riferimento per tante donne in difficoltà ma sarà – a breve – anche un punto di riferimento regionale per la formazione degli operatori nel campo sanitario al fine di poter diffondere questa buona prassi a tutto il territorio regionale».
I dati di questi primi 11 mesi di attività li ha presentati il direttore generale Ciro Verdoliva.
Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2017 sono state accolte, osservate e refertate nel pronto soccorso medico (I° step del percorso rosa) 144 donne che hanno subito violenza di genere (fisica, sessuale, verbale o psicologica). Delle 144 donne accolte e refertate in pronto soccorso 3 erano minori e 9 straniere, 2 maggiorenni hanno ampliato la procedura medica con osservazione e refertazione in ginecologia, per violenza sessuale da sconosciuti.
A tutte le 144 donne è stata offerta consulenza psicologica, (II° step del percorso rosa).
Di queste 144 donne, 96 donne (informate del Centro Dafne) hanno scelto di effettuare il secondo step del percorso rosa: osservazione e refertazione o consulenza psicologica, in più sono state avviate al collegamento diretto (III step del percorso rosa) con le istituzioni territoriali (Forze dell’Ordine, Centri anti-violenza, Servizi sociali, Procura della Repubblica).
Il percorso rosa è un percorso di prima accoglienza nel pronto soccorso ospedaliero dedicato alle donne che subiscono violenza di ogni tipo (non solo fisica e sessuale, ma anche psicologica e stalking) ed ai loro figli minori vittime di maltrattamento assistito.
Grazie alla formazione continua del personale medico e infermieristico del pronto soccorso, portata avanti dall’Associazione Salute Donna, oggi al Cardarelli è possibile individuare precocemente i segni di una violenza in quelli che a prima vista potrebbero sembrare gli effetti di un “incidente”. E’ a questo punto che alla cartella della paziente viene applicato dal personale competente il “codice PR” (c.d. Percorso Rosa).
Questo significa che in quel preciso momento la paziente viene trasferita in una medicheria dedicata, un ambiente protetto nel quale viene garantita oltre all’assistenza anche la privacy assoluta.
Il Percorso Rosa ha permesso di introdurre una speciale cartella clinica “blindata”, nella quale il verbale di pronto soccorso e i dati clinici della paziente sono consultabili solo dalla Direzione Sanitaria dell’ospedale e dalla responsabile di Pronto Soccorso. Tutto questo in una struttura che ha gli strumenti per garantire sicurezza, privacy e sostegno psicologico. Uno dei rischi, nei casi di violenza, è infatti che i dati della paziente possano essere utilizzati dall’aggressore per costruire una tesi difensiva laddove dovesse esserci una denuncia. Spesso per paura e perché non sono state adeguatamente accolte e informate dalla struttura sanitaria alla quale si sono rivolte dopo l’aggressione, molte donne dopo le cure fingono che nulla sia accaduto, esponendosi ad un rischio ancora maggiore.
Il Centro Dafne – codice rosa, è un luogo dove le pazienti potranno trovare il dovuto sostegno da parte delle psicologhe dell’Associazione Salute Donna, ma anche la consulenza necessaria ad inserire in cartella un referto che chiarisca, e dia valore legale, al danno psicologico che è conseguenza della violenza fisica o morale. «Le nostre psicologhe sono pronte ad accogliere e sostenere tutte le pazienti che vorranno rivolgersi a noi» spiega Elvira Reale, psicologa – Rappresentante Regionale dell’Osservatorio Nazionale Antiviolenza e Direttore Scientifico del Centro Dafne – codice rosa del Cardarelli. «Questo percorso, oltre che essere un adempimento previsto dalla legge, è il primo fondamentale passo per una possibile uscita dalla violenza. La direzione generale del Cardarelli ci ha sostenuto con forza e riteniamo che la formazione continua del personale sia cruciale anche come prevenzione del femminicidio».
Fortemente simbolico, il nome Dafne scelto per il Centro fa riferimento alla mitologia greca, alla vicenda del dio Apollo e della ninfa Dafne, la storia di un amore infelice. Secondo la mitologia la ninfa invocò la madre Gea affinché mutasse il suo aspetto, così da sfuggire alla passione incontrollabile del dio Apollo. Il mito vuole che il corpo aggraziato della ninfa sia stato tramutato in solida corteccia e i suoi piedi in robuste radici; mentre il volto, solcato dalle lacrime, sia svanito nella cima dell’albero. Dafne era stata trasformata in un albero di lauro. Aveva rinunciato al suo corpo per sfuggire all’ossessione di Apollo.
Per sottolineare alla città l’importanza di questa battaglia in favore delle donne, già da ieri la facciata dello storico edificio che ospita la direzione generale del Cardarelli è stata illuminata da un’avvolgente luce rossa. Un modo per attirare l’attenzione dei cittadini e spingerli a riflettere su un tema tanto importante, sul quale ancora c’è tanto da fare.
«L’allestimento luminoso – ha concluso Ciro Verdoliva – è un elemento di comunicazione con la città che sempre più deve guardare al Cardarelli come ad un baluardo a tutela della salute dei cittadini. Questo è il nostro unico obiettivo: “lavorare per garantire salute”».