Le immagini che vedete sono il frutto di un lavoro durato tutta l’estate e raccontano quello che è accaduto, durante le sere più calde dell’anno, all’esterno della Villa comunale di Ponticelli.
Un’estate che in quella sede è stata segnata da due aspetti principali: la presenza di un grosso furgone adibito alla vendita di panini e quella di giovanissimi, adolescenti, ragazzini, che fino a tarda ora sfrecciavano a velocità sostenuta, in sella a potenti scooter. Senza casco, senza patentino, senza assicurazione: in molti casi, si trattava di ciclomotori rubati che, una volta terminata la benzina, venivano abbandonati nella stessa area parcheggio compresa tra la villa intitolata ai fratelli De Filippo e via Malibran.
Il grosso furgone, sul finire di luglio, è stato oggetto di un controllo da parte della polizia municipale che oltre ad elevare una contravvenzione per l’occupazione abusiva di suolo, derivante dall’utilizzo di tavolini per improvvisare un pub all’aperto, non ha riscontrato altre irregolarità. Eccezion fatta per un dato tutt’altro che trascurabile: la licenza di cui dispone quel venditore ambulante, lo autorizza a stanziare in un luogo per un paio d’ore, dopodiché dovrebbe allontanarsi per svolgere l’attività altrove. Invece, quel furgone, ha messo le radici nello stesso preciso punto per tutta l’estate e continua a stanziare lì, in pianta stabile, tutte le sere, anche attualmente. Dal tramonto all’alba, con tutti i contro che questo comporta in termini di vivibilità, ordine pubblico e pulizia delle strade, così come testimoniano i residui di bottiglie, i grossi sacchi di rifiuti e le carte sporche, gettate dove capita.
Una famiglia di San Sebastiano al Vesuvio che approda nel ventre caldo di Ponticelli, complice il vincolo di parentela con un “elemento di spicco” del quartiere: tanto basta per appropriarsi di una fetta di territorio ed imporre il proprio chiassoso business ad abitanti e commercianti del posto.
Quel furgone stanzia nelle vicinanze della piazza di spaccio più gettonata tra i giovani della zona.
“Lo spinello chiama il panino e il panino chiama lo spinello!”: questo lo slogan in voga tra gli avventori della villa comunale in versione by night che sintetizza alla perfezione il “doppio business” che ha tenuto banco per l’intera estate e che, indisturbato, procede tutt’oggi e che motiva gli schiamazzi continui e quel crocevia di scooter che si protrae fino all’alba.
Un potere sottolineato dall’esplosione di fuochi d’artificio, quando la partita di stupefacenti consegnata al pusher viene terminata: una scena che, tutte le sere, si è ripetuta 2 o 3 volte, a testimonianza dei numeri da record incassati da quella piazza di droga, storicamente tra le più ambite e quotate del quartiere.
Impossibile “andare oltre” il furgone bianco dei panini, a piedi o in auto, in compagnia di una videocamera: tra i gruppi di ragazzi “innocui”, si insediano quelli che non lo sono affatto. Lungo i marciapiedi, accanto alle ringhiere della villa comunale, si adagiano i consumatori di sostanze stupefacenti, i pusher, quelli che si organizzano per fare “cose non buone”: piccoli furti, rapine, ma anche atti di bullismo ai danni di bravi ragazzi, giusto per ammazzare la noia.
La presenza di prostitute, maggiorenni e minorenni, abilmente camuffate tra i giovani e gli avventori, è un dato certo e acquisito, di cui tutti i frequentatori abituali della villa sono a conoscenza.
Un video, rimbalzato tra più contatti su WhatsApp, che ritrae una minorenne intenta a praticare sesso con un adulto, testimonia anche un’altra realtà: di notte, nella porzione di strada più buia ed isolata, dove le coppiette sono solite appartarsi, quindi tra via Malibran e via Califano, uomini alla ricerca di “giovani avventure”, avrebbero “sedotto” ragazzine, in cambio di pochi euro. Molti venditori ambulanti della zona e giovani frequentatori della villa riferiscono di aver assistito agli adescamenti e di aver visto quei video, girati dai coetanei delle minorenni adescate per schernirle e, talvolta, dagli stessi “clienti” delle ragazzine per farsi vanto della “conquista” la mattina seguente.
E poi, ci sono soprattutto loro: i rampolli delle famiglie camorristiche in declino o uscite di scena, messe all’angolo dal sopravvento dei “Bodo”. Figli di padri detenuti al 41 bis o uccisi dai clan rivali. Apparsi, tutti insieme, poche ore prima che il gruppo di fuoco dei De Micco sparasse diversi colpi di pistola contro un bersaglio umano. Famiglie storicamente rivali, ragazzi che sanno di essere finiti nel mirino del clan attualmente egemone a Ponticelli, eppure, sprezzanti del pericolo, erano tutti lì, a sfidare la videocamera, per testimoniare la loro presenza sul territorio, quasi a volersene servire per dimostrare di non aver paura dei Bodo. Da chi o da cosa deriva questa ritrovata sicurezza?
I testimoni presenti sul posto dell’agguato quella sera, giurano che il bersaglio di quei proiettili era uno dei quattro esponenti del “nuovo clan” nascente, sgominato dalla Polizia di Ponticelli lo scorso settembre: lo hanno riconosciuto proprio dalle foto apparse sui giornali. Secondo altri, quell’agguato fu voluto per regolare i conti con quelli di Secondigliano, in seguito al furto di un’auto dal quale scaturì il consueto “cavallo di ritorno” che “i Bodo” hanno pagato sparando circa 7 colpi di pistola, contro chi si era presentato all’appuntamento per far valere le sue ragioni. Giusto per far capire chi comanda a Ponticelli.
L’unico dato certo è che poche ore prima di quell’agguato, il commando di fuoco dei De Micco, ovvero le giovani reclute del clan in sella ad una dozzina di scooter, hanno sfilato a passo d’uomo lungo via Malibran, almeno tre volte: qualcuno con la pistola puntata verso il cielo, ma senza sparare, altri suonavano i clacson ed urlavano: “Simm’ è chiù fort’!” in perfetto stile “Gomorra”. Le auto che transitavano lungo la strada, temevano di sorpassare la scorribanda di malavitosi, le famiglie presenti in villa che hanno assistito a quella scena, rincasarono, impaurite, perchè forte era il presagio che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di pericoloso. E così è stato.
Dopo aver visto il video allegato all’articolo, tornate indietro, riguardatelo.
Contate gli scooter che appaiono nelle riprese che durano giusto qualche istante. Provate a moltiplicare quel numero per 60 minuti e poi per 9 ore, ovvero, dalle 20 alle 5. Numeri impressionanti, quelli che raccontano di centinaia di ragazzini in moto, spesso di grossa cilindrata, che in barba a tutte le regole, schizzano a velocità spropositata lungo le strade più affollate del quartiere, solo per farsi notare. La sfrontatezza di ragazzini di poco più di 10 anni, ma anche adolescenti e 20enni che guidano gli scooter anche sui marciapiedi, ad una velocità pericolosa, per sé e per gli altri: tant’è vero che una sera, una ragazzina è stata travolta da uno scooter, appena uscita dal bar della villa comunale.
Lungo via Aldo Merola e via Malibran, nell’area-parcheggio, sui marciapiedi: la vera ed allarmante moda che dilaga lungo quelle strade di Ponticelli è “farsi vedere”, mentre alla guida di auto, scooter e moto, si sfida la morte, schiacciando il piede sull’acceleratore.
Dal Conocal, dal Lotto O e dal Lotto 10, da San Giorgio a Cremano e da via Bartolo Longo, e soprattutto dal Rione De Gasperi: è da lì che partono quelle scorribande di ragazzini, istruiti nel rispetto delle regole della malavita e che si servono soprattutto dei social per esibire con orgoglio quelle gesta da baby-malavitosi.