Casal di Principe (Caserta), 5 ottobre 2008 – Era una Domenica come tante, ma non una qualunque, lungo le strade del comune casertano, in quegli anni ostaggio di una sanguinaria guerra di camorra: Stanislao Cantelli, 60 anni, zio dei collaboratori di giustizia Luigi e Alfonso Diana, ex camorristi legati prima al clan di Francesco “Sandokan” Schiavone e poi alla cosca Bidognetti, venne ucciso in un agguato di chiara matrice camorristica.
Le dichiarazioni di Luigi Diana hanno contribuito all’operazione che il 30 settembre di quello stesso anno portarono all’arresto di 107 presunti mafiosi legati a i casalesi. La vittima, incensurata, è stata raggiunta da un killer mentre giocava a carte in un circolo ricreativo in corso Umberto I, la strada più lunga e importante di Casale. Gli agenti della squadra mobile hanno trovato sul posto 18 colpi di pistola calibro 9×21. Principale indiziato sarebbe il killer Giuseppe Setola, sfuggito proprio alla retata del 30 settembre. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, Cantelli tre anni fa aveva rifiutato l’offerta di protezione pervenuta in seguito al pentimento dei nipoti. La pista principale seguita dagli investigatori è quella della vendetta trasversale. Le modalità dell’omicidio rivelano la facilità con cui i killer continuano a muoversi sul territorio, anche in pieno giorno, nonostante l’incremento degli agenti di polizia e dei carabinieri di 400 unità e l’invio da parte del governo di 500 militari per il controllo del territorio nella provincia di Caserta.
La vittima era incensurata ed era da poco andata in pensione: è stata freddata mentre giocava a carte, raggiunta da diversi colpi. I sicari hanno agito fra la gente ed hanno usato solo pistole calibro 9, l’arma che i “casalesi” usano quasi sempre nelle spedizioni di morte.