Una vicenda controversa, quella verificatasi lo scorso sabato 9 settembre durante una delle tante celebrazioni che quotidianamente si svolgono a San Giovanni Rotondo nel Santuario di Padre Pio, meta di pellegrinaggio per migliaia di persone ogni giorno.
Come avviene ogni anno, la famiglia di Nino, un 28enne autistico non comunicativo, molto devota al frate di Pietrelcina, da Aversa si reca in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, portando con sè ovviamente anche Nino.
La famiglia, quel giorno, sabato 9 settembre, ha seguito la celebrazione della messa e al termine della stessa, al momento della comunione, la madre di Nino decide di accompagnarlo all’altare per ricevere l’eucarestia. Secondo quanto riferito dai familiari del giovane, Antonella, la madre del giovane, una volta al cospetto del sacerdote, gli si avvicina e gli spiega che il ragazzo è autistico, non parla ed è incapace di intendere e di volere, ma vorrebbe comunque che ricevesse l’eucarestia.
Nino, dopo aver ricevuto l’ostia, mette le mani nell’ampolla dove erano riposte le altre, “un autistico vuole che le cose siano tutte finite”, spiegano i familiari e in quel momento scatena l’ira del religioso che, inviperito, lo manda via dalla chiesa in malo modo.
Alla fine della messa, i genitori, con Nino a seguito, indignati ma anche dispiaciuti per l’accaduto, si sono recati in sacrestia per chiarire, ma alla vista di Nino, il sacerdote ha iniziato ad urlare, dicendo che non voleva assolutamente vederlo e che persone del genere non dovrebbero proprio entrare in chiesa.
I genitori di Nino sono andati via inviperiti e dopo aver assistito a quanto accaduto, due signore della zona si sono recate al convento per parlare con i superiori del sacerdote per comunicare quanto di sconcertante era successo e per fare in modo che incontrassero i genitori del ragazzo, anche perché poco prima, stando a quanto denunciano i parenti del giovane, lo stesso sacerdote aveva allontanato dalla chiesa un bambino che piangeva. I genitori di Nino, in effetti, hanno incontrato i superiori del sacerdote che mortificati ed increduli si sono scusati e gli hanno assicurato che sarebbero stati presi provvedimenti nei confronti del sacerdote.
Una vicenda che ha notevolmente scosso e turbato, non solo i familiari, ma anche Nino.
“Io sono quella che ha portato Nino all’altare – spiega la madre del ragazzo – perché ci tenevo a far prendere anche a lui la comunione, cercando di spiegare al prete che lui non poteva rispondere “amen” in quanto non parla e mai mi sarei aspettata che un prete nella casa di Padre Pio avesse risposto in modo scorbutico. Ho provato ancora più dolore quando mi sono accostata con la mia famiglia alla sacrestia e lui ci ha cacciato, facendosi aiutare dalla guardia come se fossimo dei delinquenti. Non riesco a spiegare il dolore che abbiamo provato in quel momento e che ancora permane in noi genitori nel vedere trattare un figlio in quel modo…. Avevo con me Nino sotto al braccio, mi sono avvicinata al prete e gli ho detto: “è un ragazzo autistico” e lui mi ha risposto: “ed io che devo fare, deve darle la comunione?” gli ho detto: “la dia prima a me in modo che lui possa vedere” e con aria scocciata lo ha fatto, ho risposto io: “amen” al posto di Nino e lui mi ha guardato in modo strano, ma fino a qua tutto a posto, finchè mio figlio non ha messo la mano nell’ampolla e lui gli ha strappato l’ostia di mano dicendomi che non dovevo permettermi di portarlo là. Era su tutte le furie. Quando poi siamo andati in sacrestia urlando ha detto: “non lo voglio vedere, fuori! andate via” mentre si toglieva gli abiti sacerdotali, quindi ha chiamato la guardia e ci ha fatto portare fuori.”
Raggiunto telefonicamente, il sacerdote protagonista della vicenda ha fornito un’altra versione dei fatti.
Alcuni stralci della telefonata sono riportati nel file audio allegato all’inizio dell’articolo, ci rendiamo disponibili a fornire il file integrale a qualsiasi autorità ecclesiastica e/o organo di stampa desideroso di approfondire la vicenda.
In sostanza, il parroco spiega che ciò che l’ha fatto imbestialire è vedere il corpo di cristo finire sotto le scarpe dei fedeli, in quanto, secondo la versione fornita dal religioso, il ragazzo avrebbe buttato per aria le ostie che stava provvedendo a porgere ai fedeli. Antonella, la madre di Nino, spiega che quando suo figlio ha preso l’unica ostia che il sacerdote gli ha strappato di mano, si è distaccato un piccolo pezzo che è caduto in terra. Una guardia le ha ordinato di mangiarlo e lei così ha fatto.
Il sacerdote nega fermamente di aver cacciato Nino e i suoi familiari dalla chiesa e dalla sacrestia, ma ammette che gli animi si sono un po’ surriscaldati dopo la messa. “Mi volevano linciare quando sono arrivati in sacrestia“, ha affermato il prete e che, a sua volta provato per quanto accaduto, gli ha risposto per le rime. Si dice anche lui tutt’oggi molto da quanto accaduto durante quella celebrazione e che ha dovuto celebrare una “messa di riparazione” per invocare il perdono di Cristo per l’episodio increscioso che si era verificato: “il corpo di Cristo finito sotto le scarpe dei fedeli”.
Il sacerdote precisa che si è limitato a suggerire ai familiari del giovane di permettergli di ricevere l’eucarestia in forma “privata” o adeguatamente accompagnato da persone in grado di “bloccarlo”. Anche se, precisa, che le persone incapaci di intendere e di volere non dovrebbero proprio ricevere la comunione.
Nonostante faccia fermamente valere le sue ragioni, dall’alto dei sui 81 anni, 53 dei quali trascorsi a servire messa, nell’arco dei quali sostiene di non aver mai assistito ad un episodio così increscioso, il sacerdote fa appello più volte alla mia “buona fede di cristiana” prima e dei valori etici che ispirano la mia professione poi, per indurmi a non pubblicare questa notizia, per evitare l’ennesimo scandalo nel quale finirebbe la chiesa, in virtù delle cattive interpretazioni dei fatti da parte di chi è in cattiva fede, in primis, la famiglia del ragazzo che avrebbe impugnato quest’arma “per vendetta”. In sostanza, il prelato riconduce ad uno stato emotivo provato ed alterato dalla patologia di Nino quella “visione distorta” dei fatti fornita dai familiari e rigetta ogni accusa. Anche se ammette di aver ricevuto una “strigliata” da parte dei suoi superiori che gli hanno fatto notare che forse avrebbe fatto meglio a non dire nulla a quelle persone.
Il prelato fa riferimento più volte alla stazza imponente di Nino – soprannominato “il gigante buono” dagli operatori del centro riabilitativo “Neapolisanit” di Ottaviano che lo seguono da diverso tempo – e giunge a dichiarare che “è un violento, non è un autistico” in quanto le persone affette da queste patologie manifestano un’indole pacata e non “aggressiva e violenta.”
La madre di Nino chiede se all’interno del santuario ci siano delle telecamere e se, quindi, può essere possibile acquisire delle immagini per sbugiardare la versione dei fatti del sacerdote e sottolinea che molte persone, a lei estranee, hanno assistito alla scena e possono confermare la sua versione dei fatti.
I genitori di Nino stanno pensando di scrivere una lettera a Papa Francesco per far sì che altri genitori e altri figli, affetti da patologie simili a quella di Nino, non si vedano costretti a subire simili vessazioni ed umiliazioni nella casa del Signore.