Napoli, 18 settembre 1999 – Salvatore D’Ambrosio è un finanziere di 23 anni in licenza a Barra, quartiere della periferia orientale del Napoli.
Quel giorno Salvatore è in borghese e aspetta in macchina la sua ragazza, aveva con sè la pistola d’ordinanza. Ciro Cavallaro, detto Ciro ‘ o pazzo, 22 anni, un balordo, tossicodipendente, si avvicina a Salvatore e gli chiede di fargli accendere la sigaretta.
Nell’aprire la giacca per estrarre l’accendino, la giacca di Salvatore si apre e spunta la fondina con la pistola di ordinanza, nello scorgere l’arma il 22enne inizia ad inveire contro Salvatore: “Allora sei un guappo, vuoi fare il boss con la pistola, ma tu non sai chi sono io, non conosci Ciro ‘ o pazzo, io accido ‘ a gente, ammazzo le persone, nel quartiere mi conoscono…”.
Mentre Salvatore cerca di calmare il giovane, Cavallaro entra nell’auto e si appropria della pistola. Grida, bestemmia ed intima a Salvatore di uscire dalla vettura: “Esci dalla macchina, bastardo, vieni qua”. Lo tira fuori dall’auto di forza e gli spara un colpo nella gamba. Il finanziere cade a terra, ferito e supplica Cavallaro: “Aspetta, non sparare, che fai, non hai capito, non sono un guappo, guarda qui, ho il tesserino, sono della Finanza”. Apre il portafogli, mostra il tesserino delle fiamme gialle.
Quella scoperta, tuttavia, inasprisce ancor più Cavallaro che gli punta la pistola contro ed urla: “Un finanziere? ‘ Nu sbirro? Allora muori, muori, io ti ammazzo, io accido ‘ a gente”.
Cavallaro scarica contro Salvatore tutto il caricatore. Una pioggia di proiettili, un lago di sangue e la vita del finanziere viene risucchiata da quel rapido lampo di furia omicida.
“Io sparavo, sparavo, e la mano se ne andava per conto suo, non riuscivo più a fermarla, non pensavo più a niente, non vedevo nulla davanti a me”. Così Ciro racconterà più tardi, alla polizia, il raptus che l’ ha colto.
Muore così, intorno alle 19 a Barra, Salvatore, per mano di un giovane violento. Due colpi alla testa, altri sette all’ addome. Il gesto di un folle annebbiato dalla droga. Cavallaro era già stato ricoverato in manicomio. Ha cinque fratelli, tutti pregiudicati come lui. Uno di questi pochi mesi prima tentò di uccidere una prostituta polacca. Un istante dopo il delitto, Ciro ‘ o pazzo scaglia l’ arma a terra e fugge, se ne va nel bar gestito dai familiari come se nulla fosse.
L’ assassino ha lasciato il suo motorino accanto al cadavere e le impronte sul manico della pistola. Gli agenti della squadra mobile arrestano Cavallaro nel giro di poche ore e lo portano in questura.
A Napoli non si muore solo di camorra, ma anche per mano di schegge impazzite, meteore di una malavita balorda e cinica che sfugge perfino ai codici perversi della camorra.