La Procura di Napoli Nord ha chiesto al gip l’archiviazione del fascicolo per istigazione al suicidio in relazione alla morte di Tiziana Cantone, la giovane che un anno fa si tolse la vita impiccandosi con un foulard, dopo la diffusione in rete di alcuni filmini hard che la ritraevano mentre era intenta a praticare sesso con diversi partner.
Nonostante un’indagine accurata e a tutto campo, avviata dopo la morte della giovane, secondo la procura napoletana, gli elementi raccolti non sono sufficienti per procedere per istigazione al suicidio nei confronti di qualcuno.
La madre di Tiziana che ha avviato una dura battaglia legale in seguito al suicidio della figlia, ha il diritto di presentare opposizione.
Due le inchieste giudiziarie sul caso: una è appunto quella della Procura di Napoli Nord sull’induzione al suicidio a carico di ignoti. L’altra è a Napoli per la diffamazione nei confronti di Tiziana da parte di alcuni conoscenti; in questo caso la richiesta di archiviazione del pm è stata respinta dal gip, che ha disposto nuovi accertamenti.
La vita della giovane, in seguito alla diffusione di quei video in cui veniva indicata con nome e cognome, prima attraverso la chat di whatsapp e poi sul web, era diventata un inferno.
I video divennero subito virali, cliccati da milioni di persone e generarono numerose parodie che, a loro volta, furono erti e veri e propri tormentoni tra i coetanei della giovane.
Tiziana aveva chiesto di cambiare cognome, per sfuggire al linciaggio al quale era quotidianamente sottoposta. In più di una circostanza rischiò perfino di essere aggredita: insulti impietosi, sui social come nella vita reale, la giovane, pur di sfuggire a quell’inferno in cui era piombata la sua vita, si è suicidata.
Una morte che ha scosso notevolmente l’opinione pubblica e che ha generato numerosi dibattiti, in nome della quale la madre di Tiziana, come detto, ha avviato una vera e propria battaglia finalizzata ad ottenere giustizia. La madre della Cantone, infatti, ha sempre accusato l’ex fidanzato della figlia di essere l’artefice di quella sequenza di eventi che hanno spinto la giovane a compiere l’estremo gesto.