Questa è la storia di un dramma moderno che ha colpito un uomo di nome Marcello e, di conseguenza, la sua famiglia.
Dopo essersi ammalato di cancro, Marcello perde il lavoro e anche la casa. Dal Comune di Torino l’unica risposta che arriva è alloggiare presso una struttura dove contrae la polmonite e muore. Oggi Giusi e i figli ricevono un assegno di 500 euro al mese e sono stati messi in un albergo dove pagano di tasca loro 380 euro al mese.
Marcello aveva un mieloma multiplo, era gravemente immunodepresso ed è morto di polmonite fulminante.
“Non avrei mai voluto pubblicare questa foto ma devo e voglio farlo! – scrive in una lettera Giusi, la moglie di Marcello – Lo devo a mio marito Marcello e ai miei figli. Questa è l’ultima foto che ho di lui. Questo è l’ultimo disperato tentativo che ha fatto per poter ottenere una casa per noi, per i suoi figli, ma è morto 10 giorni dopo.
Quel giorno stava male ma si è alzato dal letto per andare ad incatenarsi fuori dal comune di Torino. L’ho implorato di tornare a casa, mi ha risposto: “preferisco morire qui purché diano un tetto ai miei figli”.
A causa della malattia aveva perso il lavoro e siamo stati sfrattati. Dal comune (come vedete nella foto), quel giorno, NESSUNO si è degnato ad uscire a parlare con noi.
Ad un certo punto esce la sindaca Chiara Appendino, lo guarda, ma non si avvicina nemmeno per un secondo. Dopo un po’ arriva un collaboratore dell’Assessorato che ci dice che grazie ad un “favore” di un suo “amico” potremo andare ad abitare per 2 mesi presso una struttura; lì ci sono altri ammalati e sappiamo bene che per mio marito è rischioso, ma non abbiamo scelta: accettiamo.
Come già detto mio marito, dopo 5 giorni dall’ingresso in struttura, contrarrà una polmonite fulminante che ce lo porterà via per sempre.
Il suo sacrificio è stato (forse) inutile: trascorsi i 2 mesi “CONCESSI”, io e i miei figli abbiamo dovuto lasciare la struttura.
Adesso ci hanno messo in un albergo.
Il comune di Torino mi versa un contributo economico di 500 euro mensili. Peccato però che l’albergo lo devo pagare io: 380 euro al mese.
Non ho ancora ricevuto reversibilità quindi ci ritroviamo nella condizione di dover mangiare in tre con 120 euro mensili.
Siamo stanchi non ne possiamo più.
Oltre alla perdita più grave di un marito e un PADRE dobbiamo fare i conti di dove andare a vivere in futuro e di come fare la spesa; insomma: come sopravvivere.
La piccolina di 9 anni, a causa di questi traumi, soffre da due mesi di una gastrite nervosa.
Il più grande, anche se mi da tanta forza, lo vedo sempre più spento.
Vogliamo una casa tutta nostra: ne abbiamo assolutamente bisogno per poter (si fa per dire) ritrovare un po’ di solidità e stabilità e, forse, nel tempo, anche un po’ di pace…
Abbiamo bisogno di vivere con i nostri vecchi mobili, i nostri effetti personali; poter appendere al muro una foto di Marcello. Papà adorato dei miei figli.
Guardatela bene questa foto perché IO la pubblicherò tutti i giorni finché non avrò ottenuto ciò che ci spetta per diritto (alloggio popolare), ma soprattutto affinché il gesto e la morte di mio marito non resti invano, inutile e dimenticato.
Lo devo a lui. Lo devo a nostri figli.”
Per firmare la petizione avviata dai familiari di Marcello, clicca qui.