Non è più il rione delle “stese” in pieno giorno e delle dozzine di piazze di spaccio a cielo aperto: quello stesso Rione Conocal di cui si è occupata la stampa di tutto il mondo per la ferocia e l’elevato tasso di criminalità che traspariva dalle immagini catturate dalle videocamere installate dalle forze dell’ordine per “spiare” le malefatte della malavita locale, non è più il temuto e rispettato impero del clan D’Amico.
In seguito agli arresti dei fratelli Antonio e Giuseppe D’Amico, fondatori del sodalizio criminale, in seguito al vuoto di potere originatosi alla luce del declino dei Sarno, il clan ha continuato a cavalcare la cresta dell’onda, sotto il dominio delle “lady camorra”.
Il primo maxi-blitz maturato a marzo del 2015 e che fece scattare le manette per 52 affiliati al clan dei “fraulella”, rimaneggiò l’organizzazione radicata nel Rione Conocal solo in termini di manovalanza, ma i business illeciti continuavano ad alimentare le casse del clan che proprio sotto il dominio della donna-boss Annunziata D’Amico ha vissuto una delle epoche più prolifere, soprattutto sul fronte dello spaccio di droga.
Ben 14 piazze gestite nell’intero rione, a tutte le ore del giorno e della notte, sprezzanti della presenza dei bambini, i “fraulella”, dopo l’agguato costato la vita proprio alla “lady-camorra” Annunziata D’Amico, nell’ottobre del 2015, è andato incontro ad un processo di declino culminato nella definitiva resa nel giugno del 2014, quando nel cuore della notte, un maxi-blitz ha portato all’arresto di 94 persone, sgominando, di fatto, quell’imponente supermercato della droga.
Alla base dell’omicidio della donna-boss, vi fu proprio il diniego da parte della D’Amico di corrispondere il pizzo ai De Micco sulle piazze di spaccio e sugli altri business illeciti gestiti dal clan fondato dai suoi fratelli.
Un segnale chiaro e inequivocabile che, unitamente ai numerosi arresti, ha stroncato il business del clan che nel Rione Conocal si è guardato bene dal ripristinare le piazze di spaccio di un tempo. Un rione “sotto lo scacco di comanda oggi a Ponticelli – affermano i ragazzi che vivono nel Conocal e che un tempo erano “affascinati” dal potere del clan D’Amico – come il resto del quartiere: nessuno può rifiutarsi di pagare quello che spetta ai De Micco. “Su tutto”: droga, contrabbando di tutti i tipi e molto altro. Sono così ben organizzati e sono così tanti che riescono a controllare tutto. E’ impossibile che “succede qualcosa che loro non sanno” e il Conocal, oggi, “sta sotto lo schiaffo loro” – è sotto il totale e costante controllo del clan De Micco. – Quando hanno ucciso “la passillona” – Annunziata D’Amico – hanno vinto la loro guerra contro “i fraulella” e gli arresti hanno dato la mazzata finale. Oggi nel rione non c’è più niente, solo qualche finto guappo che vuole atteggiarsi per far vedere che conta ancora qualcosa, ma appena vede i Bodo da lontano già scappa.”
Da circa un anno, quindi da quando l’agguato che ha colpito al cuore del clan al quale ha fatto eco il blitz pochi mesi dopo, ha sancito la definita uscita di scena del clan D’Amico, i pusher “reduci” del rione adoperano una politica diversa, sperando di sfuggire alla morsa dei “Bodo”.
Lo scorso febbraio, infatti, scattarono le manette per Ciro Oliva, già noto alle forze dell’ordine e residente proprio nel rione Conocal. L’uomo fu colto in flagranza dai militari della tenenza di Cercola e bloccato mentre vendeva una dose di cocaina, alla luce del sole, nella centralissima piazza Libertà.
Lo scorso martedì 29 agosto, invece, proprio nel rione che un tempo fu il regno dei “Fraulella”, i Carabinieri di Poggioreale hanno tratto in arresto un 31enne, in quanto, a seguito di una perquisizione, hanno rinvenuto 5 dosi di cocaina, 3 frammenti di cocaina di circa 20 grammi e altri due grammi di cocaina riposta in un involucro di cellophane non ancora confezionata, oltre ad un bilancino di precisione, materiale utile al confezionamento e circa 400 euro, quindi il probabile denaro ricavato attraverso l’attività di spaccio.
Quindi, nel Conocal, il business della droga prova a sopravvivere attraverso manovre analoghe a quella che hanno fatto scattare le manette per il 31enne. Un business ben lontano dai nefasti di un tempo e più vicino alla populista politica dell’ “anche noi dobbiamo mangiare”…