Destò molto scalpore la denuncia-sfogo di Errico Porzio, il pizzaiolo di Soccavo diventato una vera e propria star del web, in cui puntava il dito contro un business che con la complicità di alcuni giornalisti, rischiava di trasformare la pizza, cibo dei poveri per eccellenza, in cibo per ricchi, in seguito all’introduzione della sempre più quotata moda “gourmet” che impone prezzi astronomici legittimati dall’utilizzo di materie prime d’eccellenza.
Una polemica che ritorna in voga e che scalda il popolo del web, in virtù del fatto che lo scorso sabato 26 agosto, il giornalista ed esperto di enogastronomia Luciano Pignataro si è recato in visita proprio alla pizzeria Porzio di Soccavo per “testare” la pizza che porta la firma del celebre “pizzaiolo social”.
Un banco di prova che Pignataro promuove a pieni voti spendendo parole d’elogio per la pizza di Porzio che hanno tutta l’aria di mea culpa per il ritardo con il quale è giunto ad assaporare quella realtà che continua a macinare numeri confacenti ad una pizzeria del centro storico cittadino in un territorio ostico come Soccavo.
Puntuale la reazione del web che punta il dito sia contro Porzio che contro il giornalista.
Il primo viene accusato di aver architettato quella denuncia proprio per ottenere questo e tirare al suo mulino un bel po’ di pubblicità gratuita, oltre all’incoerenza che ha dimostrato nell’accogliere Pignataro nella sua pizzeria.
A Pignataro, invece, viene contestato di essere arrivato in ritardo al cospetto di una realtà tanto acclamata quanto popolare come quella messa in piedi da Porzio e che difficilmente un esperto del settore potesse ignorarne l’esistenza. Selezionare le pizzerie da recensire basandosi sulla ricercatezza e la raffinatezza dell’arredamento o sui giudizi che possono provenire da amici e conoscenti, secondo i tanti utenti che hanno commentato sui vari canali social la recensione che Pignataro ha dedicato a Porzio, non può e non deve più essere un metro valutativo considerato attendibile. Inoltre, il web addita il feedback positivo che il giornalista ha rivolto alla pizza di Porzio come un equo principio di compensazione voluto per gettare acqua sul fuoco e sedare ogni polemica.
Non ci sta il pizzaiolo napoletano e con la schiettezza e la pacatezza che da sempre lo contraddistingue, sia sul piano umano che sotto il profilo professionale, ci tiene a chiarire il suo punto di vista: “Seppure non sia stato io ad invitare Pignataro nella mia pizzeria – precisa Porzio – mi dispiace per chi sostiene che avrei dovuto metterlo alla porta, ma dal mio locale non manderò via mai nessuno. Cortesia e gentilezza verso tutti i clienti è la prima regola d’oro su cui si basano la mia professione e la mia professionalità. Dal confronto cordiale con Pignataro ho capito molte cose e lui stesso ci ha tenuto a chiarirmi tanti passaggi. A Napoli ci sono 1.500 pizzerie, 6.000 in tutta la Campania, quindi visitarle tutte diventa un compito tutt’altro che facile, per questa ragione Pignataro si basa sulle segnalazioni di amici o intenditori. Il mio caso, inoltre, è la conferma del fatto che non è la visita di un giornalista leader del settore o una recensione che porta una firma autorevole a sancire il successo di un pizzaiolo e di una pizzeria. Nel mio piccolo, considerando che tutte le sere il mio locale è sempre strapieno, di certo, non avevo bisogno di altra pubblicità, dato che l’eccessiva affluenza rischia di diventare un problema serio, perché non saprei dove mettere a sedere le persone! Più che altro, il mio sfogo pubblico intendeva rivendicare giustizia e credo che la sua visita mi abbia conferito un riscatto meritato e che si sia rivelata utile e costruttiva per entrambe le parti e per le rispettive categorie di appartenenza. Il confronto non è mai un punto d’incontro attaccabile o condannabile, meno che mai se avviene davanti ad una buona pizza. Sia umanamente che professionalmente ho molto apprezzato il suo mea culpa: Pignataro avrebbe potuto ignorarmi e a conti fatti sarebbe stato il modo più indolore di stoppare la polemica nata in seguito alla mia denuncia.”