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“Le Scianel della camorra prestate a Gomorra”: Giovanna D’Alterio

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
28 Agosto, 2017
in In evidenza, News
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“Le Scianel della camorra prestate a Gomorra”: Giovanna D’Alterio
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raffaella-d-altiero-719863_tnIl clan D’Alterio – Pianese annovera la sua roccaforte tra le mura di Qualiano, comune della provincia di Napoli, e ha vissuto l’apice del suo spessore criminale tra il 2006 e il 2008, quando esibiva una donna nel ruolo di boss spietato e mandante di numerose uccisioni.

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Quando il capoclan Nicola Pianese detto “o Mussuto” fu arrestato, il controllo del clan pass nelle mani della moglie Raffaella D’Alterio detta “a Miciona”e della figlia Costanza.

Insieme alla convivente Fortuna Iovinelli soprannominata “a Masculona” sono loro, le donne del clan, a gestire e controllare tutto: dal giro del racket e delle estorsioni, fino allo spaccio di droga.

Nel 2006 il marito viene rilasciato e rivendica il suo posto da capoclan. Ragion per cui, ha inizio la faida, animata da ragioni di carattere personale, oltre che riconducibili agli affari del clan: Pianese contesta la condotta della moglie sulla gestione degli affari, la sua presunta relazione con Russo Pasquale detto ‘o Cartunaro e l’appropriazione indebita di alcuni congiunti di denaro ai Pianese. La frattura vede da un lato i fedeli di Nicola, vicini alla figura di Paride De Rosa, dall’altro i la famiglia Pianese, Raffaella e il fratello, Bruno D’Alterio.

Nicola organizza l’uccisione della moglie con la tecnica dello scioglimento nell’acido, ma viene preceduto dalla stessa Raffaella, che stava programmando il suo assassinio da tempo. Per screditare la posizione dei De Rosa, vicini al marito, attribuisce a loro l’omicidio del capoclan. Nasce così una guerra per la conquista del territorio che innesca un vortice di omicidi e vendette trasversali. I De Rosa organizzano l’uccisione di due persone influenti nel clan D’Alterio-Pianese, Pasquale Russo e Armando Alderio, conquistando Qualiano nella gestione degli affari illeciti. La risposta di Raffaella non si fa attendere e nel 2008 elimina due degli elementi più pericolosi del clan De Rosa: Carmine Starace e Antonio Sarappa.

Il potere ritorna nelle mani dei D’Alterio- Pianese, fino a quando nel 2012, una retata dei carabinieri fa irruzione in casa, arrestando ben 67 affiliati al clan. Vengono sequestrati beni per 10 milioni di euro: 7 società, 8 appartamenti, 87 tra auto e moto e 35 conti correnti bancari. Nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare spunta anche una Ferrari 360 Modena con tanto di targa d’oro che la figlia Costanza aveva regalato al fidanzato. Solo la targa era costata 3.500 euro. Viaggi e una pelliccia di visone dello stilista John Galliano tra gli altri “sfizi di lusso” attribuibili alle donne boss di casa D’Alterio. Costanza Pianese, però, non si limitava solo a spendere i soldi che arrivavano dalle attività del clan. Era lei a occuparsi in prima persona delle estorsioni, ritirando il denaro negli esercizi commerciali. Una personalità forte, al pari di quella di mamma Raffaella e delle altre lady camorra del clan. Tutto girava intorno a loro, potevano decidere chi doveva vivere e chi doveva morire, e sceglievano con chi e quando fare affari. Tra le intercettazioni raccolte dagli inquirenti, anche alcune effettuate in carcere, dove alcune esponenti della “famiglia” De Rosa incitavano il boss a colpire con forza attraverso attentati e atti dimostrativi le donne a capo della cosca rivale.

Una vita lussuosa quella della famiglia D’Alterio- Pianese che al civico 33 di via Giuseppe Di Vittorio a Qualiano costruì la sua sontuosa roccaforte. Un’abitazione in pietra viva, protetta da un imponente cancello.

A mettere fine alle velleità della donna-boss di Qualiano e del suo clan, giungono i carabinieri che nel 2012 fanno scattare le manette per Raffaella D’alterio ed altre 66 persone, tra cui i suoi figli e i suoi fedelissimi, di cui due risultano irreperibili.

Un arresto mediatico per Raffaella D’Alterio e sua figlia Costanza che sono state prelevate dalle forze dell’ordine tra flash e telecamere che nel buio hanno illuminato lo storico declino di uno tra i più potenti clan al femminile.

Raffaella D’Alterio gestiva un vero e proprio impero. Nell’operazione che ha portato al suo arresto sono stati sequestrati beni per 10 milioni di euro: sette società, otto appartamenti, 87 tra auto e moto e 35 conto correnti bancari.

La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha documentato alleanze dei Pianese con i Mallardo di Giugliano e i Bidognetti e Schiavone di Casal di Principe, oltre a far luce sulle dinamiche che avevano originato contrasti all’interno del clan Pianese per il controllo di estorsioni e rapine ai danni di imprenditori, spaccio di droga e di banconote false.

Il blitz che decapita il clan della D’Alterio, non fa scattare le manette solo per la donna boss, finiscono in carcere la sua convivente, Fortuna Iovinelli e i figli: Costanza, Caterina e Nicola Raffaele, tutti accusati di associazione camorristica e a delinquere, spaccio di droga, estorsione, detenzione illegale di armi, ricettazione e spendita di banconote false.

Il nome di Raffaella D’ Alterio, detta «a miciona», figura nell’elenco delle 10 donne più pericolose al mondo. Nata da un boss e diventata la moglie di un boss è cresciuta nel segno della malavita ed è giunta a capeggiare un clan che “fatturava” milioni di euro al mese, pronto a tutto pur di controllare il territorio in modo militare e capillare.

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