Il calcio, si sa, è lo sport più amato e seguito al mondo e per quante variazioni sul tema siano state proposte per aggiornare e modernizzare questo acclamatissimo sport, la versione più estrema e sopra le righe del calcio è stata ideata in Norvegia.
Le regole non sono molto diverse dallo sport tradizionale: un rettangolo di gioco, una palla, due squadre, il cui scopo è quello di segnare più gol possibili nella porta avversaria nell’arco di tempo della partita.
L’elemento inedito e tutt’altro che trascurabile è che i giocatori scendono in campo ubriachi!
Già, si chiama Drunk Football e la particolarità di questo sport sta nel fatto che i calciatori devono dimostrare un’abilità tecnico-tattica anche in una condizione psico-fisica falsata, come quella che sovviene per effetto dell’alterazione da assunzione di ingenti quantitativi di alcool.
“La preparazione al match”, dunque, ha inizio negli spogliatoi, con gli atelti tenuti a bere quanto più possibile prima che l’arbitro, munito di test alcolometrico, misuri il tasso attraverso il respiro. Poi, se il valore riscontrato corrisponde a quello previsto, il calciatore entrare in campo, diversamente dovrà bere ancora, fino a raggiungere il tasso alcolemico richiesto.
Un alcol-test all’inverso, in pratica.
La regola d’oro di questo sport, infatti, è che non si può giocare se non si ha almeno un cc di alcool per litro di sangue, in pratica l’alcool test deve dare valore di 1.o superiore (considerando che il limite per guidare, qui in Italia, è 0,5, giusto per farsi un’idea).
Un inverosimile incrocio tra uno sport di abilità e destrezza e uno spettacolo comico, con tanto di vomitate a bordo campo, per i calciatori che hanno alzato troppo il gomito.