In queste ore, i riflettori mediatici sono puntati su una delle tante zone buie della città di Napoli, degradate e abbandonate, in balia dei rifiuti e di altre problematiche: l’ex mercato ortofrutticolo, ubicato nella zona di Poggioreale, attualmente adibito a dimora improvvisata per senzatetto ed extracomunitari. Nei giorni precedenti, anche i rom hanno messo le radici in quella zona, una delle tante in cui cartoni, materassi, abiti usati, vengono ammassati per improvvisare pareti divisorie tra un vano a cielo aperto e l’altro.
Una condizione conosciuta e denunciata dagli “Angeli di strada Villanova” ed altre associazioni umanitarie che si recano quotidianamente in quei luoghi per portare beni di prima necessità alle persone che “vivono” in quei contesti, a due passi dal centro cittadino, ma così lontani dallo stile di vita della gente comune.
Una situazione che abbiamo avuto modo di documentare sul campo, affiancando proprio “gli Angeli di strada Villanova” durante una delle loro consuete uscite del lunedì sera.
Il clima di cattività ed ostilità che si respira tra le persone che vivono accampate tra le montagne di calcinacci e rifiuti che animano l’ex mercato ittico di Napoli, a due passi da via Marina, dal porto e dalla stazione di Porta Nolana, ci ha impedito di accendere la telecamera per filmare le scene che immortalano una condizione igienico-sanitaria inqualificabile. Paura che si traduce in aggressività, perché quelle persone sono consapevoli della riprovevole condizione in cui vivono, ma ancor più sanno che qualora venisse attuato un piano di sgombero dell’area, si vedrebbero solo costretti a rimettere in piedi un’altra discarica adibita ad albergo dei poveri in un’altra area, perché, per loro, non esistono alternative, né una condizione di vita diversa alla quale ispirarsi.
Pareti divisorie improvvisate con cartoni e materassi, una cabina doccia rimediata attaccando delle lenzuola ad una corda, per permettere quantomeno alle donne di lavarsi beneficiando di un po’ di privacy, mentre dall’alto qualcuno riversa una tanica d’acqua, precedentemente riscaldata sul fuoco acceso con legna e cartone, utilizzando tecniche primitive, talvolta, senza nemmeno beneficiare del supporto di un accendino. Su quello stesso fuoco viene riscaldato o arrostito del cibo.
Gli indumenti ammassati fungono da pareti divisorie o per proteggersi dal vento e dalle intemperie. Un tempo era un’area florida e positivamente utilizzata della città, oggi è l’ennesima baraccopoli animata da un campo abusivo a tutti gli effetti, dove, nell’indifferenza generale, si permette a dozzine di persone di vivere in condizioni impietose e disumane.
Una denuncia, accorata e ribadita, da Marcello Ciucci, founder dell’associazione “Angeli di Strada Villanova che parla facendo riferimento anche alle altre realtà umanitarie che battono la città: “Anche gli altri gruppi caritatevoli che coprono quella stessa zona durante la settimana denunciano lo stesso stato di degrado ed abbandono che, ogni lunedì sera, da tre anni, abitualmente denunciamo. Purtroppo, noi volontari, non possiamo fare altro che fornire a queste persone del cibo e degli indumenti, ma il problema centrale resta la mancanza di una sistemazione dignitosa per extracomunitari e clochard.”
L’immagine più paradossale fornita dall’ex mercato ittico è proprio la vicinanza con il porto: quello stesso porto dove continuamente approdano rifugiati e migranti, salutati con slogan del tipo “Napoli, città d’accoglienza”. Se non è possibile creare le premesse necessarie per garantire una collocazione dignitosa agli extracomunitari e ai “nostri” poveri, perché si seguita a far sì che le copiose carovane di migranti approdino a Napoli?
Una condizione resa ancor più ostica e proibitiva dal sopraggiungere dell’estate e non solo per le avversità create dalle temperature da record: le mense e la maggior parte delle docce per senza fissa dimora, non sono fruibili ad agosto e questo concorre a rendere ancora più difficili le condizioni di vita nelle zone battute dalle suddette associazioni. La possibilità di usufruire di un servizio provvidenziale ed indispensabile viene assicurato ai senza tetto e meno abbienti dall’operato di una miriade di gruppi, cattolici e laici che dal lunedì alla domenica e durante tutto l’anno – compreso il mese di agosto – si inseriscono in una vacatio di welfare locale e nazionale, per assolvere a un bene primario.
Il nodo cruciale della questione è che lo sgombero dell’ex mercato ittico e delle altre aree adibite a campi abusivi, non rappresenta la soluzione del problema, perché quei senza fissa dimora sarebbero costretti a stanziare altrove, comportando, quindi, l’insorgenza di un nuovo campo in un’altra sede, all’interno di una delle tante aree degradate ed abbandonate della città. Quindi, ritorna attuale e ricorrente una problematica che l’ammistrazione non può più fingere di non vedere: ricercare una sistemazione a queste persone per conferire dignità alle loro vite e rendere più decorosa e vivibile la nostra città.
Una battaglia portata avanti da anni dagli stessi volontari che si stanno battendo per chiedere al comune di Napoli di istituire un presidio utile ad agevolare la loro mission e nel quale allestire un dormitorio, delle docce, un punto di raccolta permanente di abiti e cibo. Un punto di riferimento per gli ultimi del quale, chi versa in condizioni disagiate, ha costantemente bisogno e che concorrerebbe a riqualificare le aree della città più declassate e, fin qui, penalizzate.