Dopo la maturità conseguita nel 1943 presso il Liceo Classico “Umberto” a Palermo, il giovane Rocco Chinnici si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo e si laurea il 10 luglio 1947. E’ entrato in Magistratura nel 1952 con destinazione al Tribunale di Trapani. Poi, dal 1954, è stato pretore a Partanna per dodici anni. Nel maggio del 1966 è stato trasferito a Palermo, presso l’Ufficio Istruzione del Tribunale, come giudice istruttore. Nel novembre 1979, già magistrato di Cassazione, è stato promosso Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo. «Un mio orgoglio particolare» – ha rivelato Chinnici – «E’ una dichiarazione degli americani secondo cui l’Ufficio Istruzione di Palermo è un centro pilota della lotta antimafia, un esempio per le altre Magistrature d’Italia. I Magistrati dell’Ufficio Istruzione sono un gruppo compatto, attivo e battagliero». Il primo grande processo alla mafia, il cosiddetto maxi processo di Palermo, è il risultato del lavoro istruttorio svolto da Chinnici, tra l’altro considerato il padre del Pool antimafia, che compose chiamando accanto a sè magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello. Chinnici partecipò, quale relatore, a molti congressi e convegni giuridici e socio-culturali e credeva nel coinvolgimento dei giovani nella lotta contro la mafia. E’ stato il primo magistrato a recarsi nelle scuole per parlare agli studenti della mafia e dei pericoli della droga.
«Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi» – diceva – «fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai».
In una delle sue ultime interviste, Chinnici ha detto: «La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. Per un Magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non impedisce nè a me nè agli altri giudici di continuare a lavorare».
Chinnici era un magistrato con le idee chiare: a capo dell’Ufficio istruzione. dopo la morte dell’amico Gaetano Costa, non si fidava ormai di nessuno, ma aveva deciso di andare fino in fondo e di colpire duro laddove più alti e più forti erano gli interessi di Cosa Nostra. Rocco Chinnici è stato ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all’età di cinquantotto anni. Ad azionare il detonatore che provoca l’esplosione fu il killer mafioso Pino Greco. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall’esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico Stefano Li Sacchi.