È la cronaca di un disastro non solo annunciato, ma anche evitabile, se solo le autorità competenti, perfino sollecitate più e più volte, avessero fatto il loro dovere.
Via Aldo Merola è una strada a doppio senso di marcia che su un versante costeggia la villa comunale intitolata ai fratelli De Filippo e sull’altro un terreno che di certo non passa inosservato.
La fetta di terreno compresa tra il parco Merola, dal quale troneggia l’imponente stazza del murales che ritrae la bambina rom e diverse attività commerciali, è chiusa da una serie di lamiere che si alternano per diversi metri, non rendendo visibile dall’esterno cosa c’è dall’altra parte della barricata. Lucchetti, catenacci, perfino cartelli che impongono il “divieto d’accesso” e di stare “attenti al cane”.
Uno stato di cose aggravato da una serie di enigmi: chi occupa quelle terre e a quale titolo? Chi si è appropriato di quei terreni, dispone dell’autorità e delle autorizzazioni del caso per rendere legale e lecita quella occupazione?
Quello di via Aldo Merola, al pari del terreno compreso tra “il Parco delle cinque torri” e via Califano è un terreno espropriato dal Comune per ragioni di pubblica utilità.
Si tratta di un terreno edificabile? È un terreno destinato a scopi agricoli?
Sono state rilasciate concessioni e/o autorizzazioni in merito all’utilizzo dei suddetti terreni?
Gli uffici tecnici della VI Municipalità non sono stati in grado di rispondere, seppure sollecitati da mesi per far luce su quello che oltre ad essere uno scempio ambientale, rappresenta un pericolo concreto per la salute dei cittadini e l’incendio maturato la scorsa domenica 16 luglio ne è la conferma.
Le lamiere utilizzate per “privatizzare” quel terreno sono andate in fumo provocando la dispersione nell’aria di sostanze inquinanti, a quelle si aggiungono le altre, presenti all’interno per improvvisare baracche e casolari e che ugualmente sono state raggiunte dalle fiamme.
Cosa c’è all’interno di quelle baracche insorte dall’altra parte della barricata?
Impossibile appurarlo con certezza. I residenti in zona e gli assidui frequentatori della villa comunale che soprattutto d’estate è uno dei punti di ritrovo più quotati del quartiere, se non dell’intera periferia orientale napoletana, raccontano di un via vai intenso di persone che al calar del sole e fino a tarda notte entrano ed escono dalle “porte-lamiere” di via Aldo Merola.
In virtù dei solleciti continuamente diramati dal comando della polizia municipale di Napoli alle stazioni delle varie municipalità, affinché venissero messe in sicurezza le aree a rischio incendi, pesa ulteriormente la svista clamorosa che ha arrecato un danno oggettivo alla collettività.
Eppure, tutti i lunedì e giovedì, una pattuglia della polizia municipale sosta in pianta stabile per l’intera mattinata a pochi metri da via Aldo Meola, in via Califano, strada che da decenni ospita il consueto mercato rionale.
Sarebbe stato sufficiente rimuovere quelle lamiere ed effettuare gli accertamenti del caso, per poi mettere in sicurezza l’area, per risolvere la questione senza costringere i cittadini a pagare per i danni sortiti da quella negligenza.
Il comando della polizia municipale della VI Municipalità era stato allertato sulla questione “terreno di via Aldo Merola” già da diversi mesi, al pari degli uffici tecnici della VI Municipalità: in che modo si sono attivati?
Hanno dato il via al classico e consueto “valzer delle responsabilità”: “è di competenza di un altro ufficio”, “se… ma… però”, “non è di nostra competenza”, insomma, l’immancabile e puntuale scaricabarile di responsabilità che s’innesca quando la patata è bollente.
E adesso?
Qualcuno avrà tempo e voglia di prendersi la responsabilità di effettuare un intervento di messa in sicurezza e/o un controllo?