Mentre il comune di Napoli sta lavorando per capire se e come avviare un iter burocratico ad hoc per regolarizzare la situazione della famiglia di Rosa, la bambina di 5 anni malata di leucemia, attualmente senza una casa degna di questa definizione nella quale abitare, sono state tantissime le persone che, una volta appresa la su storia, hanno contattato la nostra redazione e i genitori per offrire un aiuto concreto.
I genitori di Rosa sono occupanti senza titolo di un alloggio che si trova tra i relitti delle “case murate” dell’isolato 27 del Rione De Gasperi di Ponticelli, reso invivibile dalla muffa e dall’umidità derivante dalle infiltrazioni causate dalle continua perdite di acque e liquami dalle tubature degli appartamenti tumulati in seguito all’assegnazione degli alloggi nel “nuovo De Gasperi” che giace proprio di fronte alla carcassa degradata e sempre più fatiscente del rione che un tempo era la roccaforte dei Sarno, il clan più efferato della storia della malavita organizzata della periferia orientale di Napoli.
Cattiva politica e camorra: un connubio letale che, alternandosi per anni, ha concorso a creare lo scempio che attualmente vige in quel contesto, dove regna un tangibile stato di emergenza umanitaria ed abitativa.
A marzo del 2017, a Rosa viene diagnosticata la leucemia: inizia così il calvario di Rosaria e Gianluca, i genitori della piccola che iniziano una duplice battaglia, contro il male che tiene in ostaggio la salute di Rosa e contro la burocrazia, affinché possano vedersi assegnare una casa utile a garantire le condizioni di vivibilità consone alle già precarie condizioni di Rosa.
Temporaneamente ospiti in una casa data loro in prestito da un parente proprio nel “nuovo Rione De Gasperi”, i genitori di Rosa sanno che non potranno beneficiare in eterno di quell’atto di magnanimità e che, prima o poi, dovranno restituire le chiavi di quell’appartamento.
E dove andranno a vivere?
Questa la domanda che incupisce ulteriormente le loro vite, già assai segnate dal sopraggiungere di quel male che sta dando filo da torcere alla loro bambina.
Una storia che ha colpito, commosso e indignato tantissime persone, non solo tra le mura del quartiere della periferia orientale di Napoli: da Nord a Sud, da altre nazioni e perfino da altri continenti, il popolo del web si è stretto in un sentito e forte abbraccio virtuale intorno alla famiglia di Rosa.
Tantissime le persone che hanno avanzato la volontà di attivarsi per alleviare pene e disagi di questa famiglia. L’iniziativa più concreta è partita da Roma, dove Giada Buccarella, una professoressa di lingue, moglie e madre, esperta in illustrazioni grafiche che ha voluto fortemente lanciare una campagna di raccolta fondi online, per diverse ragioni.
In primo luogo, per cercare di sensibilizzare il maggior numero di persone in merito alle difficoltà alle quali va incontro chi, come Rosa, ha la sfortuna di nascere in contesti disagiati, dove la strada è sempre in salita, su tutti i fronti. Spese mediche e non solo, dato che il calvario di Rosa nei prossimi mesi s’intensificherà: ai genitori è stato già preannunciato dai medici che seguono Rosa che la piccola finirà sulla sedia a rotelle.
Poi c’è il desiderio di rivendicare la solennità del diritto alla salute, quale principio cardine ed imprescindibile che dovrebbe ispirare la classe politica imponendo di collocare al primo posto, nella scala dei valori da seguire e perseguire, il benessere psico-fisico del cittadino, soprattutto dei bambini.
“Anche se da lontano, un aiuto può giungere da chiunque, anche da sconosciuti”: una catena umana virtuale, volta a far giungere quel barlume concreto di speranza a chi come Rosa e i suoi genitori, brancolano nel buio, allontanando i pericolosi fantasmi dell’isolamento, della solitudine e della disperazione. Un modo per dare un sonoro schiaffo morale alle istituzioni, troppo lente e poco presenti, al cospetto di casistiche che richiederebbero ben altre attenzioni.
La storia di Rosa, per gli italiani, rappresenta una fotografia del modus operandi che erroneamente guida la politica nazionale, dal piccolo comune al governo centrale: incapace di applicare un concreto piglio risolutivo, al cospetto dei casi che meriterebbero maggiore attenzione e sensibilità. Se accade è perché è la stampa a scoperchiare “pentole scomode” o perché il politico di turno individua in quel dramma la vetrina appetibile nella quale rispecchiarsi per consegnare all’opinione pubblica l’immagine del “magnanimo benefattore”.
Mentre il comune di Napoli sta vagliando se e come intervenire per garantire il diritto alla salute e alla casa a Rosa, il popolo del web ha avviato una raccolta fondi.
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