Mentre i vigili del fuoco, la protezione civile, i volontari e perfino i militari dell’esercito sono impegnati per tamponare le plurime emergenze insorte in seguito all’appiccamento doloso e contemporaneo di almeno 8 focolai incendiari nell’area vesuviana, i “non simpatizzanti” della società meridionale, non perdono l’occasione per riversare odio ed insulti sul popolo partenopeo.
Così come accaduto all’indomani del tragico crollo della palazzina di Torre Annunziata, avvenuto all’alba di venerdì 7 luglio, in cui hanno perso la vita 8 persone, anche le difficoltà correlate all’emergenza incendi nel vesuviano stanno suscitando “l’ilarità e l’ovazione” del web.
“Un popolo idiota che si sono prima avvelenati con i rifiuti e adesso cercano di bruciarsi vivi”: vengono descritte così, le persone che, per mano della camorra, sono costrette a vivere nel disastro ambientale arrecato prima dalle ecomafie e poi dai recenti raid incendiari.
“Io spero in un terremoto, questo popolo non è degno di vivere in una società civile come questa”: si legge ancora in uno dei tanti post pubblicati su facebook, in coda agli articoli di cronaca che raccontano le difficoltà che si respirano ai piedi del Vesuvio in queste ore e soprattutto sui gruppi “anti-meridionali” che inneggiano alla violenza di genere e che, inspiegabilmente, i moderatori del celeberrimo social network ancora non hanno provveduto ad oscurare.
In relazione alla natura degli incendi, un altro utente scrive: “Sono gli stessi napoletani residenti lì, che aspetta che il Vesuvio erutta e non erutta mai, per farsi dare una bella casa nuova altrove, hanno pensato bene di inventarsi quest’incendio”. È evidente che l’autore di questo pensiero non è mai stato in visita nelle aree colpite dagli incendi. Diversamente, saprebbe che in nessun’altra realtà al mondo, quei cittadini che stanno difendendo e salvaguardando le loro case con le unghie e con i denti, potrebbero vedersi corrispondere un alloggio migliore. Ville, in molti casi, ma anche abitazioni piuttosto grandi ed accessoriate, con una vista panoramica impagabile, nel ventre di una terra che amano profondamente: non ci sono baracche o campi nomadi, né palazzi fatiscenti e degradati, nessuno dei residenti in zona sta esultando né palesano felicità per quello che sta accadendo, nessuno invoca un nuovo alloggio, nessuno vuole andare via da lì, perché quella è casa loro.
Inutile menzionare le preghiere rivolte al Vesuvio, al quale si chiede di ultimare l’opera attraverso l’uso di epiteti e frasi piuttosto forti e violente.
Cosa fare al cospetto di questo genere di commenti?
Piuttosto che alimentare il linguaggio dell’odio e rincarare la dose trascendono in botta e risposta pregni di insulti, appare ben più opportuno e risolutivo segnalare profili, pagine e contenuti agli amministratori dei social, affinché provvedano a rimuovere i contenuti, chiudere gli account e le pagine “sospette”.
Di certo, uno degli aspetti più macabri e surreali della vicenda sono i “fake”: profili falsi creati ad arte dagli utenti solo per diffondere odio razziale ed inneggiare alla violenza e alla discriminazione. Un forte segnale di squilibrio, che riflette turbe e disagi di una frangia sociale sempre più distorta e malata.