Un inferno di fiamme, fuoco e paura tiene sotto scacco gli abitanti delle aree vesuviane coinvolte in questi giorni in spaventosi incendi di vasta portata e di natura chiaramente dolosa.
I danni sono ingenti, ma non è ancora tempo di stime. L’emergenza continua e anche l’Esercito Italiano è impegnato nel fronteggiare il vasto incendio che da giorni sta divorando ettari di vegetazione sulle pendici del Vesuvio. Almeno quattro le pattuglie che dalla serata di ieri, mercoledì 12 luglio, operano fra San Sebastiano al Vesuvio ed Ercolano. Ciascuna ha a bordo tre uomini che prestano servizio per quattro turni. I quattro mezzi tattici (VM90) e un mezzo commerciale stanno fornendo supporto alla protezione civile. Il loro compito è quello di garantire la viabilità ed essere pronti nell’eventualità si rendesse necessaria un’evacuazione.
Nell’area del Vesuvio interessata dall’emergenza incendi è scattata ”una rimodulazione del piano d’impiego dei militari” orientato ”in funzione preventiva”. Nei prossimi giorni ”verrà ampliata la presenza in loco dei militari nelle situazioni più critiche, nell’ottica della prevenzione”: è quanto emerge dal Comitato per l’ordine e la sicurezza su iniziativa del ministro dell’Ambiente, Galletti, e della Prefettura, in accordo con i ministri dell’Interno e della Difesa. Il Comitato è stato convocato nel pomeriggio di mercoledì 12 luglio in Prefettura a Napoli alla presenza del ministro Gian Luca Galletti e del vice presidente della Giunta Regionale, Fulvio Bonavitacola. I militari che da questa sera prenderanno parte alla ‘rimodulazione’ sono quelli, si apprende, provenienti dall’operazione ‘Strade sicure’.
“La scorsa notte abbiamo bloccato tutte le vie di accesso al Parco Nazionale e stiamo pattugliando assiduamente il territorio per segnalare nuovi roghi e individuare e bloccare eventuali piromani”. Così all’ANSA il maggiore Carlo Bianchi, comandante del II gruppo tattico Terra dei Fuochi dell’Esercito, dallo scorso primo luglio al lavoro con 48 uomini e quattro mezzi tattici sulle pendici del Vesuvio.
A Fuoco anche il cratere degli Astroni – Non solo l’area vesuviana, un incendio ha coinvolto anche la riserva naturale nel cratere degli Astroni. Lo rivela un comunicato del WWF Italia: “Fino a questo momento sono bruciati circa 6 ettari di lecceta e macchia mediterranea. Purtroppo le fiamme sono in espansione perché i nuclei di terra e l’elicottero arrivato sul luogo non sono in grado di poter spegnere le fiamme. Si è in attesa dell’arrivo di un canadair per cercare di risolvere la situazione”. “L’Oasi degli Astroni – ribadiscono – in prossimità di Pozzuoli e dei Campi Flegrei, è un giardino segreto nel cuore di Napoli. Il grande cratere vulcanico (generato da una serie di sette eruzioni vulcaniche avvenute tra 4.100 e 3.800 anni fa) è l’ultima testimonianza dell’antico manto forestale che avvolgeva la provincia di Napoli e il bosco secolare che ne ricopre il fondo rappresenta oggi un importante polmone verde alle porte della città, dove nidificano 5 specie di rapaci”.
Incendi anche a Sant’Anastasia e a Pomigliano d’Arco – Alcuni Incendi si sono sviluppati nel primo pomeriggio di mercoledì 12 luglio anche a Pomigliano d’Arco, in zone a ridosso di parchi residenziali, spenti quasi tutti in tempi brevi dai vigili del fuoco. I residenti di alcune palazzine hanno lasciato le proprie abitazioni spaventati dal fumo acre e nero che si levava dalle sterpaglie e dai rifiuti abbandonati andati a fuoco.
Fiamme anche in un terreno privato a Sant’Anastasia, dove a spegnere l’incendio ci hanno pensato i volontari del nucleo comunale di protezione civile, da giorni impegnati anche ad Ottaviano, per far fronte all’emergenza Incendi nel Parco Nazionale del Vesuvio. A bruciare, a Sant’Anastasia, un cumulo di pneumatici ammassati sul terreno.
Arrestato un piromane – Sarebbe stato incastrato, grazie ad una telecamera, un uomo ritenuto dagli inquirenti uno degli autori dei focolai che hanno scatenato il maxi rogo sul Vesuvio. Secondo le prime indagini l’uomo, originario di Benevento, sarebbe stato assoldato per appiccare l’incendio, insieme ad altre persone non ancora identificate. L’uomo, infatti, sembra essere protagonista di un piano criminale ben più ampio ed sottoposto ad interrogatorio dagli inquirenti che vogliono ora risalire ad altre presunte persone coinvolte nel disastro ambientale. La notizia è stata diffusa dal ministro pochi minuti prima del summit ai piedi del Vesuvio.
Gatti e cani utilizzati per appiccare gli incendi? – Otto inneschi, tutti posizionati contemporaneamente e in aree difficili da raggiungere, qualcuno ha ipotizzato che gli autori degli incendi avessero usato dei gatti (cosparsi di benzina e poi fatti correre per i boschi) per farli partire. Il Corpo Forestale ha però smentito la notizia. I corpi bruciati dei circa 8 gatti trovati dai soccorritori sarebbero morti accidentalmente a causa del fuoco e non perché cosparsi di benzina dai piromani.
Come afferma anche il sito next.com, non è certo la prima volta che viene fuori un storia dei felini usati dagli incendiari per propagare meglio le fiamme. Un racconto simile era stato utilizzato per spiegare la genesi degli incendi nel Parco dei Nebrodi in Sicilia, poiché c’era chi sosteneva che ai gatti venisse dato fuoco direttamente, mentre altri supponevano che gli fosse stato legato uno straccio imbevuto di benzina alla coda. Quello che è certo è i mici scappando diventavano una specie di torcia impazzita.
L’unico dato certo è che molti animali sono morti in queste ore drammatiche per tutta la popolazione e che altri rischiano grosso. Su Facebook, ad esempio, è partito l’appello per salvare 750 cani ospiti di due canili che rischiano di essere travolti dal fuoco.