I calzari sono necessari per varcare la porta dell’appartamento del “nuovo Rione De Gasperi” di Ponticelli dove Rosa e la sua famiglia temporaneamente vivono. Una casa concessa in prestito da un parente, quando alla piccola è stata diagnosticata la leucemia.
Nessun medico, fin qui, è stato in grado di stabilire con precisione se ci sia un nesso tra l’insorgenza della patologia e le condizioni igienico-sanitarie in cui Rosa ha vissuto durante i primi cinque anni della sua vita, nel sommesso appartamento dell’Isolato 27 del “vecchio” Rione De Gasperi, un tempo roccaforte del clan Sarno e oggi terra di nessuno, degradata e martoriata dallo scempio introdotto dalla tumulazione degli alloggi assegnati, per evitarne l’occupazione abusiva.
Un isolato quasi interamente sfollato, quello in cui erano rimasti a vivere Rosa, la sua sorellina di due anni e i suoi genitori, Gianluca e Rosaria, che in quanto occupanti senza titolo in attesa della sanatoria del 2010, non possono vedersi assegnare un alloggio di proprietà del comune. Eppure, vivere tra i disagi che l’insorgenza delle “case murate” ha concorso a creare, compromettendo una situazione di per sé degradata, diventa ogni giorno più difficile, così come dimostra la documentazione che i genitori di Rosa mostrano con rabbia e amarezza.
L’11 luglio del 2016 l’Asl, in visita nell’appartamento in cui viveva Rosa con la sua famiglia, rilascia una documentazione in cui certifica di aver riscontrato delle condizioni igienico-sanitarie nocive per la salute degli abitanti: ampiezza dell’alloggio insufficiente per il numero di abitanti, preponderante presenza di muffa e umidità, unitamente alle infiltrazioni di acqua e liquami derivanti da perdite insorte nell’appartamento adiacente, uno di quelli tumulati in seguito all’assegnazione degli alloggi per evitarne l’occupazione abusiva.
Il 27/10/2016 i Vigili del Fuoco dichiarano inagibile l’appartamento dell’isolato 27 in cui vivono Gianluca, Rosaria e le loro due bambine.
Da quando, nel marzo del 2016, è stata diagnosticata la leucemia a Rosa, i suoi genitori non hanno mai smesso di lottare e continuano a farlo ancora, in attesa di una risposta che, fin qui, tarda ad arrivare da parte del Comune di Napoli.
Tantissime le lettere inviate a Palazzo San Giacomo, sia al sindaco de Magistris che all’assessore al Patrimonio, Enrico Panini. Quando, lo scorso marzo, il sindaco di Napoli partecipò alla cerimonia di riapertura del parcheggio di via Argine a Ponticelli, a pochi metri di distanza dal rione in cui si sta consumando il dramma di Rosa, suo padre Gianluca si recò lì, sperando di riuscire a riporre tra le mani di de Magistris una nota riassuntiva della sua situazione, ma si vide liquidare frettolosamente.
Mentre continua il calvario di Rosa che trascorrerà quest’estate tra l’ospedale e quella casa che sa che non le appartiene, sognando un mare che non potrà nemmeno vedere da lontano, i suoi genitori vivono nel terrore che il parente che gli ha prestato quell’alloggio, bussi alla loro porta per riprenderne possesso.
E che fine faranno Rosa e i suoi genitori?
Al comune di Napoli la risposta.