«Claudio D’Amario siede illegittimamente sulla poltrona di sub-commissario alla Sanità, un costo altissimo per i cittadini campani e nessuna giustificazione alla sua permanenza vista l’assenza di un commissario». La denuncia arriva da Federbiologi e Confapi Sanità, che ora hanno presentato una diffida rispetto agli atti «illegittimi» che il Sub Commissario Claudio D’Amario sta emanando.
«Quello che sta avvenendo – denunciano le presidentesse Elisabetta Argenziano (Federbiologi) e Silvana Papa (Confapi Sanità) – è una grave violazione della legge, il sub commissario D’Amario approfitta della vacatio commissariale per imporre una linea che non trova riscontro in alcuna norma, costringendo alla chiusura molti centri analisi sul territorio».
Biologi e imprenditori sono sul piede di guerra perché «nonostante la legge sulla riorganizzazione della rete dei laboratori sia molto chiara, il sub commissario D’Amario sta continuando ad emanare circolari che, in barba a quanto previsto dalla normativa, penalizzano i piccoli centri che – entrati a far parte di una rete contratto – si rifiutano di trasformarsi in meri centri prelievo».
Una situazione che in Campania sta generando una valanga di licenziamenti da parte di piccole strutture costrette a ridimensionare il personale. «Licenziamenti – dice la presidente di Federbiologi Elisabetta Argenziano – che i D’Amario continua ad incentivare ostinandosi a non riconoscere la Rete Contratto che in Basilicata, Puglia e Calabria ha permesso di salvare centinaia di posti di lavoro».
A lasciare perplessi gli addetti ai lavori è l’assoluta indifferenza con la quale il sub commissario «illegittimamente» continua a firmare delibere che vincolano le Asl e le aziende sanitarie, in un vuoto istituzionale che alla fine vede come uniche vittime i cittadini campani.
«Moltissimi giovani laureati – concludono Argenziano e Papa – stanno perdendo il posto di lavoro, la politica dovrebbe intervenire in difesa di queste situazioni, non diventare connivente con gli interessi dei grandi gruppi. Se le cose non cambieranno, entro la fine di luglio saremo tutti in piazza. E a quel punto dovranno ascoltarci per forza».