Doveva essere una condizione temporanea e provvisoria e, invece, i reduci del primo piano di assegnazione degli alloggi comunali del “nuovo Rione De Gasperi” di Ponticelli, sono lì. Sono ancora lì. Costretti a sopravvivere in una condizione di degrado, materiale e morale, che si aggrava di giorno in giorno.
La presenza di famiglie all’interno di alloggi molto spesso accerchiati dalle “case murate” ha dato luogo ad un fenomeno sociale senza precedenti storici, non solo per i disagi pratici che questo stato di cose ha comportato.
Le porte e le finestre degli appartamenti sfollati, infatti, sono state cementificate per evitare l’occupazione degli stessi alloggi. Questo, però, non consente di arginare tempestivamente i danni che insorgono in seguito alle imponenti perdite di acqua e liquami dalle tubature idriche e fognarie che continuano a verificarsi negli appartamenti murati. Un fiume di acqua putrida e maleodorante che insidia la vivibilità degli alloggi ancora abitati, continuamente costretti a fare i conti con imponenti infiltrazioni d’acqua, costringendo le famiglie a vivere in pieno regime d’umidità e pericolo.
Ai disagi pratici, si affiancano quelli di ordine pubblico: molte case murate sono state scassinate da ladruncoli in cerca di ferro, legna, metalli vari o da tossicodipendenti alla ricerca di un po’ di privacy per spararsi indisturbati nelle vene la tanto desiderata dose.
Se è vero che di recente la polizia municipale è stata protagonista di un provvidenziale intervento che ha scongiurato il pericolo di occupazione abusiva di alcuni appartamenti che dovrebbero entrare nell’imminente piano d’appoggio al quale stanno lavorando a Palazzo San Giacomo, è altrettanto vero che il De Gasperi è una terra di nessuno in balia degli eventi.
In quella circostanza, gli agenti della municipale, intervenuti per sgomberare gli appartamenti, una volta allontanate le famiglie che hanno cercato di occupare gli alloggi, hanno dato disposizioni per provvedere nuovamente alla tumulazione delle vie d’entrata scassinate.
Provvedimento non esteso, però, agli altri appartamenti che hanno subito lo stesso barbaro trattamento, collocati negli isolati “più isolati” del rione, dove due e perfino una sola famiglia sopravvivono tra un plebiscito di appartamenti murati, prontamente distrutti, vandalizzati e saccheggiati da balordi in cerca di “relax” o da cacciatori di ferraglia e oggetti da arrabattare.
Residui di cornicioni di pizze azzannati e gettati sulle scale, bottiglie d’acqua adagiate all’interno degli appartamenti forzati, comprovano che quelle case sono state violate e visitate.
Relitti di case completamente inondati dall’acqua che fuoriesce dalle tubature e che pericolosamente impregna le pareti, arrecando disagi comprensibili alle persone che vivono tuttora negli alloggi adiacenti.
È fin troppo facile accedere negli appartamenti scassinati, destreggiandosi tra ferri arrugginiti e mille altri pericoli, soprattutto per i bambini, naturalmente attratti dal “brivido del proibito”.
Lo scenario che si delinea di notte è facilmente intuibile: famiglie terrorizzate, costrette a vivere da reclusi, perché sopraffatti dalla plausibile paura di ricevere visite indesiderate da parte di chi, tra le case murate del De Gasperi, si avventura alla ricerca di qualche bottino da arraffare e non vuole andarsene a mani vuote.