Riflettori nuovamente accesi sul “lato oscuro” della movida napoletana: serate nelle discoteche più in della città, ville con piscina e soprattutto rapporti d’amicizia con i calciatori del Napoli, gli idoli incontrastati dell’intero popolo partenopeo. Tanto basta per conquistare la fama del “tipo buono”, ovvero, del modello promotore di uno stile di vita ammirevole al quale ambire.
Questo è quanto racconta il blitz avvenuto all’alba di giovedì 22 giugno e che porta la firma della Direzione investigativa antimafia di Napoli, capitanata da Giuseppe Linares.
Le manette sono scattate per tre fratelli ed imprenditori napoletani, tutti di Posillipo, per trasferimento fraudolento di valori. Secondo gli investigatori sarebbero collegati a clan del centro di Napoli. Gli arrestati, secondo l’accusa, hanno intestato una serie di proprietà a dei prestanome, un raggiro messo in atto per evitarne il sequestro.
Si tratta dei tre fratelli Gabriele (già condannato in primo grado, alla pena di sette anni di reclusione come affiliato al clan Sarno), Giuseppe e Francesco Esposito, imprenditori del settore giocattoli, accusati di aver intestato fittiziamente a un prestanome un’agenzia di scommesse del brand Eurobet di Piazza Mercato, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare le attività criminali dei clan cattivi nella zona centrale di Napoli.
A condurre l’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e con i pm De Falco, Parascandolo e Teresi. I tre imprenditori erano delle autentiche celebrità tra i privè della movida napoletana, in virtù dei numerosi contatti con vip e in particolare con i calciatori del Napoli. Nelle foto condivise sui social, gli Esposito appaiono spesso in compagnia di Callejon, Higuain, Reina, Paolo Cannavaro e Maradona. Va precisato che i calciatori azzurri risultano totalmente estranei alla vicenda. Si tratta di foto anche occasionali, del resto i calciatori non erano a conoscenza del coinvolgimento degli imprenditori nell’indagine che ha portato al loro arresto.
Gli Esposito – secondo quanto emerso dalle indagini – sono ritenuti legati da rapporti di parentela con i fratelli Bruno, Mario e Vincenzo Palazzo, quest’ultimo reggente del clan Sarno in piazza Mercato, detenuti ai quali avrebbero fornito sostentamento economico.
Gabriele Esposito inoltre ha già riportato una condanna in primo grado a sette anni di reclusione perché affiliato al clan Sarno. Mario, Bruno e Vincenzo Palazzo, già arrestati a giugno del 2009, insieme ad una dozzina di persone per estorsioni ai danni dei commercianti di piazza Mercato di Napoli.
All’epoca Vincenzo Palazzo, approfittando del vuoto lasciato dagli arresti nei clan Misso e Mazzarella, intrecciò un’alleanza con i Sarno fino a diventare il loro capozona, proprio nella zona di Piazza Mercato. In quel confusionario quadro camorristico, quello dei Sarno era all’epoca considerato uno dei più potenti di Napoli e dintorni: nato negli anni ’80, particolarmente attivo nelle estorsioni e nel traffico di droga e armi, in virtù dell’abilità ad intrecciare alleanze strategiche con altri clan, in particolare con i Ricci, i Sarno riuscirono ad allargare il loro potere anche ad altre zone di Napoli e dintorni.
Non solo vicini al clan Sarno, gli Esposito sostenevano economicamente i clan, anche i ‘Contini’ e ‘in cambio’ ricevevano protezione da richieste estorsive che provenivano da altri gruppi camorristici.
C’è anche questo, secondo la Procura di Napoli, dietro le misure cautelari in carcere eseguite per Gabriele, Giuseppe e Francesco Esposito, esercenti nel settore della distribuzione e commercializzazione di giocattoli. Le intercettazioni, ma anche collaboratori di giustizia hanno accertato che i fratelli Esposito hanno avuto assidue frequentazioni con noti boss, in particolare con Ettore Bosti, esponente di vertice del clan Contini. Proprio la vicinanza al clan Contini ha consentito loro di godere di `protezioni´ rispetto a richieste estorsive provenienti da altri gruppo. Tra le altre, quella subita dagli Esposito da parte di Salvatore Maggio, già esponente del clan Mazzarella, a capo di un gruppo autonomo e «mediata» dal vertici, all’epoca liberi, del clan Contini. Motivo per il quale, le manette sono scattate anche per una quarta persona, Salvatore Maggio, esponente dei Mazzarella, un clan di estorsori, narcotrafficanti, contrabbandieri e storici rivali dei Contini, arrestato per estorsione e tentata estorsione. Già arrestato a giugno dello scorso anno a Vico Equense al termine di una latitanza trascorsa in totale relax in alberghi di lusso, Salvatore Maggio è accusato di un’estorsione subita proprio dai fratelli Esposito in relazione alla sala scommesse di piazza Mercato, quella intestata al prestanome fittizio.
Le intercettazioni ambientali e telefoniche, le indagini e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno provato il legame con il clan Contini, tramite il boss Ettore “Ettoruccio ‘o Russo” Bosti, di recente condannato al 41 bis, il regime di carcere duro.
Ettore Bossi, 38 anni, figlio di Patrizio Bosti, braccio destro nonché cognato di Eduardo Contini (insieme a Francesco Mallardo, boss dell’omonimo clan con roccaforte a Giugliano, hanno sposato le tre sorelle Aieta), fu già arrestato, condannato in primo grado e poi prosciolto per l’omicidio di Ciro Fontanarosa, un rapinatore 17enne ammazzato a Napoli il 25 aprile del 2009, perché non voleva pagare le tangenti al clan dopo aver messo a segno i colpi.