Gloria e Marco: due ragazzi come tanti, una coppia come tante. Giovanissimi, belli, talentuosi, capaci, complici e innamorati. Incapaci di rinunciare al sogno di una vita normale, dignitosa, libera dall’angoscia della precarietà e dalle incertezze legate alle sorti lavorative e, come moltissimi altri giovani italiani, sono diventati dei cervelli in fuga, atterrati a Londra per costruirsi un futuro migliore.
La coppia si era trasferita nella capitale inglese da pochi mesi per lavoro e abitava al 21esimo piano del grattacielo andato a fuoco, probabilmente per un cortocircuito di un frigorifero.
Nella notte del rogo i due ragazzi, entrambi veneti, erano rimasti in contatto fino alle 4.07 con i loro genitori, ai quali avevano raccontato quei tragici minuti in diretta telefonica.
La mamma di Gloria racconta che, a marzo, la figlia era emigrata per realizzare il sogno di fare l’architetto: «Dopo la laurea con 110, in Veneto le proponevano di lavorare per 300 euro al mese. Ma Gloria non voleva pesare su di noi e ha deciso di andare all’estero con Marco. In poche settimane ha avuto l’occasione di guadagnare 1.800 sterline (2.100 euro) al mese. Londra ha saputo offrirle ciò che meritava per le sue capacità».
Anche papà Loris è arrabbiato: «È colpa dello Stato che costringe i nostri figli a scappare all’estero per cercare un lavoro».
Già, neanche una laurea con il massimo dei voti garantisce, ai nostri ragazzi, un futuro lavorativo, né certo né incerto, confacente alle competenze maturate.
I due sono così diventati l’incarnazione del dramma di un’intera generazione: costretta ad emigrare per lavorare. Costretta a misurarsi con tragedie di portate non quantificabili, come il terrorismo islamico, come l’incendio che ha divorato la vita di due giovani che in quell’appartamento si erano accasati per evadere dal “futuro all’italiana” e costruirsi un destino diverso. Impensabile ed impossibile accettare che per andare incontro ad una collocazione professionale confacente alle loro ambizioni, quei due giovani hanno perso la vita.
Ad intristire ulteriormente questa tragica vicenda, concorrono le ultime parole che i due giovani hanno rivolto ai loro familiari, raggiunti telefonicamente.
Lo strazio indicibile dei genitori che hanno assistito in diretta agli ultimi attimi di vita dei loro figli, senza poter fare nulla per salvarli.
“Sta arrivando il fuoco”. “Ciao mamma, grazie per tutto quello che mi hai dato”. Queste le ultime parole che Marco Gottardi e Gloria Trevisan avevano pronunciato al telefono con il padre e la madre poco prima che la Grenfell Tower fosse completamente avvolta dalle fiamme, nella notte del 14 giugno. “Siamo stati al telefono con i ragazzi fino all’ultimo istante”, ha raccontato il padre, spiegando che Marco “cercava di minimizzare. Penso facesse così per tranquillizzare Gloria e anche mia moglie. Continuava a garantirci che i soccorsi stavano arrivando e che la situazione si poteva risolvere”. “Il loro appartamento era invaso dal fumo – aveva raccontato il padre di Marco – e la situazione diventava d’emergenza”. Poi il silenzio. Fino alla comunicazione dei funzionari del ministero degli Esteri che hanno spento le residue speranze dei familiari.
I ragazzi vivevano nei piani alti del grattacielo. Gloria, che si era trasferita nella capitale britannica da tre mesi per fare l’architetto insieme al fidanzato, aveva più volte immortalato nel proprio profilo Instagram quella casa con una vista mozzafiato, al 21esimo piano della Grenfell, che si è trasformata nella loro trappola di fuoco.