Il nome di battesimo di Sant’Antonio da Padova è Fernando Martins. Nasce a Lisbona da una famiglia benestante nel 1195. A quindici anni entra nel monastero di San Vincenzo dei monaci di Sant’Agostino, a pochi chilometri da Lisbona. Ha ottimi maestri e diviene un fervente agostiniano. Nel 1220, Fernando ottiene il permesso di diventare francescano. Divenuto fra’ Antonio, abbraccia il carisma francescano quando ha già acquisito presso gli agostiniani un ricchissimo bagaglio culturale, soprattutto biblico e patristico, che a quei tempi non avrebbe potuto conseguire presso i francescani. All’Arcella, alle porte di Padova, dove i frati hanno aperto un ospizio, il 13 giugno 1231 Antonio muore. Il suo corpo viene sepolto nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini, dove oggi sorge la famosa basilica. Sant’Antonio era considerato santo già in vita, per le miracolose risoluzioni di casi, molto spesso legati alla famiglia e alle relazioni. Fu proclamato santo «per evidenza» dopo soli 11 mesi dalla morte: il più veloce caso di canonizzazione nella storia della Chiesa. Per tutto questo suo peregrinare è considerato anche il santo protettore dei viaggiatori.
Secondo i portoghesi, quella di Padova è un’appropriazione indebita e anche a Lisbona il 13 giugno è festa patronale, come del resto in tutta la nazione. Nessuno lavora e si festeggia solennemente con processioni religiose lungo le vie e nelle piazze delle città portoghesi con le spettacolari marchas populares composte da gruppi di persone che portano in corteo, cantando e suonando, immagini del santo, gagliardetti, fiori e motti scritti. È anche il giorno in cui molte coppie si uniscono in matrimonio, il cui rito si svolge in una cerimonia collettiva, talvolta assistita economicamente anche dal Comune. In Portogallo in ogni chiesa si trova una statua di Sant’Antonio e la tradizione vuole che il 13 giugno si mangino le sardinhas assadas, sardine arrostite alla brace, con contorno di insalata di pomodori e peperoni. È appena il caso di dire che Sant’Antonio è rappresentato in molti azulejos, le maioliche a disegni azzurri che decorano un po’ tutto il Portogallo.
Ovviamente anche a Padova il 13 giugno è ugualmente festa grande: si fermano fabbriche e uffici fino alla prima cintura urbana; le persone si organizzano per partecipare alle celebrazioni religiose, per esprimere voti, accendere ceri e candele, giungere per primi sul sagrato. Partono addirittura in gruppetti a piedi, camminano tutta la notte per decine di chilometri, arrivano anche dalla periferia per prendere la prima messa del mattino e mettersi in fila per pregare davanti alla tomba del Santo, toccarla con la mano, portare gli ex voto o chiedere una grazia e al termine delle celebrazioni fare colazione Al Pellegrino, la caffetteria vicina alla basilica che vende anche il famoso «Dolce di Sant’Antonio».
A Padova la solennità di Sant’Antonio è preceduta dalla «tredicina»: alla festività ci si prepara, cioè, 13 giorni prima, invece dei soliti nove giorni della novena. La devozione ha origine dalla convinzione popolare che il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie e anche dal fatto che la sua festa ricorre il 13 del mese di giugno; così, per suo merito, il 13 è diventato un numero che porta fortuna. La preghiera da recitare è stata pubblicata nel novembre del 1902 e la formula tradizionale prevede 13 invocazioni. Tuttavia la preghiera più nota, associata a Sant’Antonio e recitata in tutto il mondo per implorare il ritrovamento delle cose smarrite, come ricorda la poesia di Montale, si chiama «Si Quaeris Miracula», che significa «Se tu cerchi miracoli». È stata composta in latino dal beato Giuliano da Spira, forse intorno al 1235.