Nel maggio del 2015, quando entrai per la prima volta nel Parco Merola di Ponticelli, io e Gianpaolo Imbriani, fratello di Carmelo e fondatore dell’associazione “Imbriani non mollare”, eravamo alla perenne ricerca di idee utili per rilanciare la sua causa.
Poche settimane prima avevo incontrato i ragazzi della scuola calcio “ArciScampia” e gli avevo raccontato la storia di Carmelo.
Quando i bambini del parco Merola mi mostrarono il loro campo di calcio, quello che giace nel cuore del plesso di case di edilizia popolare situato di fronte alla villa comunale di Ponticelli, mi venne spontaneo raccontare anche a loro la storia di Carmelo e dei viaggi in giro per il mondo di Gianpaolo.
Affascinati e incuriositi da quella storia, i bambini del parco scrissero una lettera a Gianpaolo per invitarlo a Ponticelli per trascorrere una giornata insieme a loro.
In seguito alla pubblicazione dell’articolo in cui raccontavo le condizioni in cui versa il campo di calcio del parco Merola e davo voce all’appello dei bambini, il comune di Napoli decise di far suo quel desiderio di normalità, impegnandosi a riqualificare quello stesso campetto.
In un clima di entusiasmo generale, impreziosito dal lustro conferito dalla prima delle quattro opere di street art realizzate nel parco Merola, Gianpaolo imbriani accolse l’invito dei bambini e giunse a Ponticelli per trascorrere un pomeriggio insieme a loro.
Da lì l’idea di intitolare il campo di calcio del parco Merola a Carmelo Imbriani. Un’idea recepita più che di buon grado dai bambini del parco che, nei mesi successivi, continuarono a realizzare disegni e a scrivere temi e pensieri rivolti a Carmelo, servendosi dei pastelli regalati da Gianpaolo.
Un pomeriggio ricco di domande poste a Gianpaolo dai bambini e impreziosita dai ricordi, legati alla storia di Carmelo, che Gianpaolo ha condiviso con i piccoli abitanti del parco, unitamente ad aneddoti ed esperienze maturate durante i suoi lunghi viaggi.
Per questa ragione, la prima delle due aggressioni da me subite, ha assunto un significato particolare: sono stata malmenata proprio lì, su quel campetto, frutto di sogni ed aspettative condivise, mentre quegli stessi bambini giocavano.
Un sogno e delle aspettative mandate in frantumi dalla violenza.
A distanza di due anni da quel pomeriggio trascorso all’ombra del Vesuvio, Gianpaolo Imbriani, reduce dall’ennesimo viaggio nel segno di “Imbriani non mollare”, è ritornato a Ponticelli, con uno stato d’animo completamente diverso.
Rammaricato per quanto accaduto, ma speranzoso in merito a nuove iniziative da sposare in futuro, Gianpaolo continua a credere nel nuovo destino, franato nella sua vita in seguito alla prematura scomparsa di suo fratello e, in effetti, l’esempio di Carmelo rappresenta un monito, forte e perentorio, che impone di “non mollare”. Fino alla fine…