Un quartiere segnato da un lutto sentito e partecipato: questo il clima che si respira a Ponticelli da quando il giovane Alfonso Catania ha smesso di lottare contro quel brutto male che teneva in ostaggio la sua vita da diversi mesi.
Capelli biondi, sorriso solare e tanta voglia di vivere: un giovane semplice e gioviale, andato incontro a un destino tragico che lo accomuna a tanti suoi coetanei, colpevoli solo di essere nati e cresciuti in un limbo di terra avvelenato dalle ecomafie.
I numeri, le statistiche “non ufficiali” ci dicono che l’incidenza tumorale tra i giovani e i bambini della periferia orientale sono in ascesa.
Sempre più ragazzi, sempre più bambini, si ammalano e muoiono anche qui, in un contesto apparentemente lontano, sotto il profilo geografico, dalla “terra dei fuochi”: è un dato fornito dai manifesti funebri affissi per strada.
Passeggi per le strade del quartiere, ti imbatti nella notizia di un giovane passato prematuramente a miglior vita e chiedi: “com’è morto?” e le persone del posto, con gli occhi lucidi, rispondono: “un brutto male” o semplicemente “aveva preso la malattia”.
Proprio com’è successo ad Alfonso, in coma già da diverso tempo, durante le prime ore di venerdì 9 giugno, ha smesso di lottare per vivere.
Una battaglia, quella di Alfonso contro quel mostro divoratore di vite, supportata e sostenuta da tantissime persone che non hanno mai smesso di fargli sentire la loro vicinanza, attraverso commoventi messaggi che continuavano a rivolgergli sui social. Un cordone di forza e speranza che, ieri, si è riempito di dolore e commozione per tributare ad Alfonso l’ultimo e sentito abbraccio.