Alberto Benvenuto Musto: questo il nome balzato agli onori della cronaca durante la giornata di oggi, lunedì 5 giugno.
Ucciso a Torre Annunziata, paese nel quale viveva, raggiunto da una sventagliata di proiettili nel cuore della notte, mentre era in auto con un amico. Affiancato da due killer che, con il volto coperto dal casco integrale, hanno infierito pesantemente contro il giovane, il cui corpo è stato sopraffatto da almeno una decina di colpi. Tranne quello “di grazia” che, di solito, rappresenta la firma inconfondibile dell’agguato di matrice camorristico e viene rivolto alla testa, per non lasciare scampo alla vittima che, ciò nonostante, è comunque giunta esanime al vicino ospedale di Boscoreale.
Questi gli unici elementi certi al vaglio degli inquirenti, strettamente legati alla dinamica dell’agguato. Ancora oscuro il movente.
Confuse e “fraintese” le notizie relative all’identità dell’uomo.
A carico del 32enne ucciso a Torre Annunziata, figurano precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, mentre un altro 32enne, omonimo della vittima, è un pizzaiolo incensurato.
Molti organi di stampa hanno divulgato la foto del secondo Alberto Musto, ovvero, il pizzaiolo come la vittima dell’agguato.
Ma non è così. Le fatalità della vita ci hanno messo lo zampino e hanno concorso a creare un po’ di confusione tra fatti, “professione” e persone.
Alberto Musto, pizzaiolo di professione, di Torre Annunziata è vivo e vegeto, mentre a passare a miglior vita è stato il suo omonimo, secondo gli inquirenti, molto probabilmente, finito nel mirino della malavita locale.