Londra nuovamente insanguinata dallo spettro del terrorismo.
Due nuovi attentati si sono consumati nel nome di “Allah”, a soli 4 giorni dal voto dell’8 giugno.
Un duplice attacco è stato condotto nella notte tra sabato 3 e domenica 4 giugno nel cuore della capitale del Regno Unito: dapprima su London Bridge, ponte simbolo della città, dove un pulmino ha investito diversi pedoni, dalla vettura poi sono usciti tre aggressori che hanno accoltellato altri passanti. Successivamente, nella zona di Borough Market, lo stesso commando ha continuato l’azione di morte prima di cadere sotto i colpi della polizia. Il bilancio è di 7 morti, oltre ai tre terroristi. 48 i feriti, ventuno versano “in condizioni critiche”, tra i quali un poliziotto, ha riferito il capo di Scotland Yard Police Mark Rowley, il quale ha precisato che serve tempo per identificare le vittime nell’attacco di Londra perché alcune sono straniere.
Il sottosegretario agli esteri Enzo Amendola è tornato a ribadire che, al momento, non ci sono italiani tra le vittime dell’attentato. Tra le sette vittime, un francese e un canadese.
Continua intanto senza sosta il lavoro di intelligence. La polizia ha compiuto un raid a East Ham, dopo quello a Barking, concluso con 12 arresti. E’ qui che gli agenti hanno trovato l’appartamento di uno dei terroristi, un uomo dai tratti mediorientali, sposato e con dei figli.
Dodici persone sono state fermate dalla polizia britannica nel quartiere londinese di Barking, durante un raid effettuato in relazione all’attacco. In manette anche quattro donne.
Iniziano a delinearsi anche i particolari di quegli otto minuti di terrore trascorsi dall’inizio dell’assalto al London Bridge all’uccisione dei tre terroristi. Per bloccarli, ha spiegato Rowley, sono stati sparati 50 colpi da otto agenti, uno dei quali è finito contro un passante che però non è in pericolo di vita.
La polizia ora non esclude che i tre terroristi abbiano avuto complici esterni al commando tuttora da individuare.
“I terroristi – ha detto il sindaco di Londra Sadiq Khan – hanno in odio la nostra democrazia. Giovedì dobbiamo andare a votare per difendere la civiltà, i diritti umani e la democrazia”. Tories e Labour hanno comunque temporaneamente sospeso la campagna elettorale.
La polizia ha invitato i cittadini a inviare filmati o foto alla polizia e ha inoltre invitato tutti a segnalare persone sospette.
La sequenza si è consumata in pochi minuti, ne sono passati 8 fra la prima telefonata di allarme e la sparatoria finale. A meno di due settimane di distanza dall’atroce attentato suicida commesso alla Manchester Arena il 22 maggio: dove Salman Abedi, giovane britannico figlio di ex rifugiati politici libici anti-Gheddafi, si era fatto esplodere fra la folla che usciva dal concerto di Ariana Grande – fra cui molti giovanissimi – causando 22 morti e circa 120 feriti. Scotland Yard ha descritto l’accaduto come “un attacco prolungato, iniziato a London Bridge e concluso a Borough Market”. Il vicedirettore delle operazioni del London Ambulance Service, Peter Rhodes, ha riferito che i feriti sono “oltre 48”. Trentasei sono ancora ricoverati, di questi 21 in gravi condizioni. Per neutralizzare i tre responsabili degli attacchi gli agenti hanno sparato 50 colpi. Per ora le autorità non escludono che i tre abbiano avuto eventuali complici esterni. Secondo la ricostruzione di Scotland Yard, alle 22.08 (le 23.08 italiane) i tre hanno dapprima investito alcune persone sul ponte a bordo di un van, poi sono scesi e ne hanno ferite altre a coltellate. Quindi sono risaliti sul mezzo, noleggiato dalla Hertz, e hanno proseguito per Borough Market, dove hanno accoltellato altre persone in ristoranti e bar della zona, attaccato e ferito anche un poliziotto e sono stati infine affrontati da alcuni agenti che li hanno uccisi al culmine d’una sparatoria. Quest’ultima è avvenuta “otto minuti dopo la prima chiamata” d’allarme. Un terzo attacco è stato poi sferrato a Vauxhall: dopo gli accertamenti della sicurezza, Scotland Yard ha però concluso che non si è trattato, in questo caso, di terrorismo.
“Questo è per Allah”: queste le parole che i terroristi avrebbero gridato durante gli attacchi, stando alle dichiarazioni di alcuni testimoni.
Secondo Alex Shellum, che al momento dell’attacco era seduto in un pub con la sua ragazza e due amici, una delle ferite al London Bridge “sanguinava copiosamente dal collo e sembrava avesse un taglio profondo alla gola”. La donna ferita è poi entrata nel locale per chiedere aiuto. Emergono i primi racconti dell’orrore dall’inferno di Londra. Fra questi impressiona la vicenda di una donna investita su London Bridge dalla furia congiunta dei tre aggressori. Infierivano con i coltelli contro di lei, ha riferito un testimone oculare, Gerard Vowls, con gli occhi ancora sbarrati. “Gridava, chiedeva aiuto”, ha raccontato, dicendo di aver cercato di fare qualcosa, lanciando contro i tre “sedie e bottiglie” prese in un bar. “Ma loro a quel punto hanno cominciato ad avvicinarsi a me, per cercare di accoltellarmi, tiravano coltellate a tutti, gente malvagia, davvero malvagia”. “Vorrei sapere se quella ragazza è ancora viva – ha proseguito Vowls – l’ho cercata in giro per un’ora e mezzo piangendo, ma non ne ho trovato traccia, non sapevo cosa fare”. Anche il barista Alex Martinez ha parlato di momenti spaventosi: “Ho visto un uomo con un coltello in mano che gridava qualcosa. Ho capito che stava succedendo qualche guaio e mi sono nascosto in un bidone dell’immondizia”.