La camorra non ha mai smesso di tenere in ostaggio vite, sorti e destini degli abitanti della provincia e della città di Napoli. Tuttavia, i media e le istituzioni, si ricordano che “la camorra esiste” solo quando fa sentire nel più temibile dei modi la sua feroce presenza: mettendo a segno una serie di agguati a distanza ravvicinata.
Che si spari in cielo o verso porte o finestre delle abitazioni di boss e affiliati oppure per colpire bersagli umani, non fa differenza: i colpi di pistola fanno sempre rumore e quando mietono morti si macchiano di un ulteriore aggravante, quella che desta scompiglio tra cittadini ed opinione pubblica e solletica il senso del dovere delle istituzioni.
Questo è quanto accaduto nelle ultime ore a Napoli, contemporaneamente alla visita del ministro Orlando. Tra Napoli e provincia si torna a sparare e gli agguati hanno provocato sei #morti in due giorni: questo il bollettino di una guerra senza tempo e senza confini. Una vera mattanza: tre persone sono state uccise a colpi di pistola nella sola giornata di sabato 27 maggio.
Le ultime due vittime di una criminalità sempre più agguerrita sono Carlo Nappello, di 44 anni, incensurato, e suo nipote, Carlo Nappello, di 23 anni. I due sono stati affiancati dai killer mentre erano in sella ad uno scooter e stavano attraversando una strada del quartiere napoletano di Miano. Contro di loro i sicari hanno esploso venti colpi con un’arma semiautomatica. Un agguato consumatosi poco dopo le 15, in pieno giorno, per strada, tra la gente, nel quartiere in cui è egemone il potente clan Lo Russo.
Un weekend insorto nel segno dell’agguato maturato all’alba di sabato 27 maggio a Napoli, al numero 265 di via Riviera di Chiaia, nel pub “A Zingara”. Raggiunto da una decina di colpi, esplosi da un uomo che indossava un casco da motociclista, Carmine Picale, 29 anni, di San Giorgio a Cremano, già noto alle forze dell’ordine, è morto poco dopo l’arrivo all’ospedale Loreto Mare.
I carabinieri hanno trovato sul luogo dell’omicidio, una decina di bossoli. Per fare luce sulla dinamica potrebbero rivelarsi determinanti le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Per questo delitto si seguono più piste.
Appena due giorni prima ad Afragola è stato giustiziato il 72enne Salvatore Caputo e a Giugliano Vincenzo Staterini ed il figlio Emanuele, rispettivamente di 50 e 30 anni.
Caputo è stato crivellato di colpi, esplosi molto probabilmente da più armi, alcuni dei quali lo hanno raggiunto alla testa. Il cadavere è stato trovato a bordo di della sua auto. Gli agenti del commissariato di polizia Afragola hanno recuperato nella macchina e a terra, 12 proiettili calibro 9.
A Giugliano i sicari hanno sorpreso, invece, le due vittime designate all’interno di una tabaccheria del centralissimo corso Campano esplodendo numerosi colpi di pistola. Un omicidio di chiara matrice camorristica.
Vincenzo ed Emanuele Staterini erano imparentati con un esponente di primo piano del clan Vastarella, del rione Sanità di Napoli.
Parlando a Napoli della nuova escalation di violenza il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha ribadito l’attenzione che il governo “ha sempre mostrato alle richieste della città”. “Abbiamo fatto finora quello che dovevamo fare e continueremo a farlo”, ha proseguito il ministro.
Ma il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, non è dello stesso avviso e accusa. “Le armi non le possono andare a prendere i sindaci o i parroci, ma le forze dell’ordine e la magistratura che qui a Napoli lavorano bene e con sacrifici enormi – ha detto – Il problema è che non c’è stato quel rafforzamento qualitativo e quantitativo di energie per cui il Governo si era impegnato”.