“La tutela delle produzioni tipiche e la sicurezza alimentare sono due dei principi alla base dello stile di vita mediterraneo. Principi che accomunano la filosofia del Museo Vivente della Dieta Mediterranea e quella di Eccellenze Campane”: questa la premessa che ha portato alla nascita della partnership tra le due realtà che verrà presentata mercoledì 17 maggio alle ore 11 a Napoli, presso l’Aula Magna Eccellenze Campane, in via Brin 69.
Per l’occasione, si terrà un dibattito dal titolo “La Dieta mediterranea. Viaggio in uno stile di vita unico, tra cultura, tradizione e pratiche sociali”. A discutere dell’importanza culturale, nutrizionale e sociale dello stile di vita teorizzato in Cilento da Ancel Keys e dalla moglie Margareth saranno: Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania Onlus; Valerio Calabrese, direttore del Museo Vivente della Dieta Mediterranea e responsabile Agricoltura presso Legambiente Campania Onlus; Stefano Pisani, sindaco di Pollica; Franco Pepe, chef della pizzeria “Pepe in Grani”; e Paolo Barrale, chef del ristorante “Marennà” e presidente di Chic – Charming Italian Chef. Il dibattito sarà introdotto dai saluti del direttore generale di Eccellenze Campane, Achille Scudieri, e moderato dal giornalista del Mattino Luciano Pignataro.
Un pool di persone che da tempo immemore “hanno messo la faccia” nella “sponsorizzazione” di uno stile di vita, quello cilentano, erto a modello da prendere ad esempio quale elisir di lunga vita.
Il Cilento: patria della Dieta Mediterranea e dei centenari, quindi, ma secondo i dati diramati poco più di un mese fa, anche terra dove i tumori sono in costante aumento.
Un dato emerso grazie a uno studio effettuato dalla cooperativa Parmenide, composta da oltre 168 medici di base distribuiti da Battipaglia a Sapri secondo cui le comunità locali sono maggiormente a rischio rispetto ad aree industriali e metropolitane.
In alcune aree del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, è statisticamente preoccupante l’incidenza di alcuni tipi di tumori, che risultano in percentuali anche doppie rispetto ad aree industriali teoricamente esposte a maggiori fattori potenzialmente «inquinanti» per l’ambiente.
Ci si ammala e si muore di tumore più a Vallo della Lucania e Sapri che non a Battipaglia ed Eboli.
«C’è da riflettere – ha affermato il professore Antonello Pinto, direttore del dipartimento ematologico della fondazione Pascale – i dati della cooperativa evidenziano un’alta incidenza di casi tumorali, soprattutto in alcuni comuni del Cilento, un’area da cui ogni giorno arrivano utenti presso le nostre strutture sanitarie. Siamo qui per collaborare con i colleghi cilentani e creare una rete di lavoro».
Lo studio è partito nel 2014 su 200mila assistiti dai medici di base. Da qualche mese, il dottore Luigi Gregorio, presidente della cooperativa Parmenide, è impegnato in un percorso di sensibilizzazione delle comunità locali in primis degli amministratori «perché – dice – è importante sedersi intorno allo stesso tavolo, lavorare sulla prevenzione, ma soprattutto capire le cause».
Un mito che vacilla, quindi, quello dei “centenari che vivono a lungo perché mangiano bene”, in quanto i dati in costante aggiornamento raccontano di acque, alimenti, terre e clima compromessi, anche lì.
Questo significa che l’efficacia della dieta mediterranea si basa sullo studio delle proprietà organolettiche e benefiche di alimenti che un tempo non erano contaminati e, adesso, lo sono?
I confini dell’area protetta sono a pochi passi dalla Terra dei fuochi, l’inquinamento può nascondersi ovunque, nel sottosuolo, nell’aria, nell’acqua: i dati dello studio parlano chiaro e non lasciano spazio ad interpretazioni arbitrarie o soggettive.
In base allo studio i distretti sanitari maggiormente a rischio sono risultati quello di Vallo della Lucania e Sapri. Quindi nel cuore del Parco e lungo la fascia costiera.
Un’anomalia, per un territorio da sempre impegnato nella tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche e naturalistiche. Ne è convinto il virologo ed oncologo di fama internazionale Giulio Tarro che ha affermato: «C’è un dato su cui riflettere nella patria della Dieta Mediterranea c’è un’alta percentuale di tumori a livello alimentare».
Un dato inconfutabile che viene omesso e addirittura sovvertito nel comunicato stampa che introduce la presentazione napoletana della dieta cilentana: “Mangiare sano, infatti, aiuta a prevenire e a trattare disturbi e malattie croniche come obesità, sovrappeso, ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, malattie metaboliche, diabete di tipo 2 e alcune forme di tumori.”
Come si può promuovere un modello alimentare e uno stile di vita come ottimali e benefici per la salute, senza tenere minimamente conto dei dati emersi dagli studi degli esperti più autorevoli in materia?
Secondo i promotori di questo stile di vita: “È il modello ideale a cui ispirarsi per vivere bene e a lungo è proprio quello della Dieta mediterranea, non a caso riconosciuta nel 2010 patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco.”
Eppure, anche in Cilento, soprattutto in Cilento, si continua a morire. Tant’è vero che la zona costiera del salernitano viene menzionata tra le aree in cui, su scala nazionale, l’insorgenza del tasso tumorale è in ascesa.
“Vogliamo che il Cilento sia sempre di più riconosciuto come quel luogo in cui tutela dell’ambiente, Dieta mediterranea e turismo sostenibile siano gli elementi per costruire un nuovo futuro per il territorio”, dichiara Stefano Pisani, sindaco di Pollica e di recente rieletto presidente internazionale del movimento CittaSlow.
È una pratica corretta quella che spinge l’opinione pubblica ad acquisire informazioni incomplete ed inesatte in relazione a un tema di prioritaria importanza come la salute, per innalzare le quotazioni di un luogo in chiave turistica ed economica?