Degrado, abbandono, isolamento, paura, rabbia, fatiscenza, incuria, sporcizia: questi i caratteri dominanti degli “isolati fantasma” del Rione De Gasperi di Ponticelli.
Un inferno terrestre dove all’interno dei palazzi si rileva la presenza di impianti elettrici tutt’altro che a norma; scale, balaustre e corrimani pericolanti, sdrucciolevoli, scricchiolanti; pareti imbrattate e pregne di umidità e muffa, e soprattutto, l’inquietante presenza delle porte “murate” che si alternano a quelle degli appartamenti ancora abitati.
Negli isolati in cui vivevano le famiglie trasferite nel “nuovo De Gasperi”, “sopravvivono” tra le macerie delle “case murate” anche 2-3 famiglie per edificio, in una condizione di spaventoso isolamento, oltre che di conclamato degrado e disagio.
Le colonne fecali e le tubature dell’acqua degli appartamenti tumulati per impedirne l’occupazione abusiva, non di rado, vanno incontro a violenti scoppi che comportano consistenti e continue fuoriuscite di acqua e liquami, oltre ad una massiccia presenza di ratti che trovano nei water degli appartamenti ancora abitati, una “facile e felice” via d’uscita.
Per questa ragione, l’associazione intitolata alla Madonna Dell’Arco presente nel Rione De Gasperi non può essere aperta, in quanto completamente sommersa dal materiale che gronda dalla colonna fecale scoppiata nell’appartamento soprastante. Il tetto è franato e all’interno della sede associativa, da mesi, confluisce il materiale di scarico prodotto dalle famiglie che ancora vivono nell’edificio.
Il crollo di solai e controsoffitti, all’interno degli appartamenti ancora abitati, è un pericolo reale e costante: un’anziana donna riferisce che, all’incirca un mese fa, all’interno della sua cucina è franato il solaio. Solo per una fortuita casualità, la donna non è stata travolta dall’imprevedibile pioggia di calcinacci, perché si trovava poco distante dalla zona coinvolta dal crollo. Un appartamento come tanti, uno di quelli accerchiati dalla presenza delle “case murate” che concorrono e non poco ad indebolire la stabilità delle abitazioni ancora occupate, in quanto incessante fonte di umidità e disagi di vario genere, come detto.
Le cappelle votive, le immagini e le statue sacre sono una costante che si ripete, di piano in piano, di palazzo in palazzo e che fungono da unico barlume di misericordiosa speranza rimasto a chi cerca di sopravvivere in quel rione e che affida a Dio l’oneroso compito di tenere in piedi quei fatiscenti palazzi.
Il degrado, dentro e fuori dagli edifici, è aggravato dal senso di inquietudine introdotto dalle “case murate” che hanno sortito un effetto tutt’altro che deterrente sui malintenzionati che non di rado scassinano finestre e porte per saccheggiare gli appartamenti vuoti.
Polvere, macerie, legno, ferro: soprattutto i rom banchettano con piacere tra i relitti del rione De Gasperi.
Mobili “di troppo” lasciati in strada da parte delle famiglie trasferite durante il trasloco, coperte e rifiuti di vario genere abbondano ad ogni angolo del rione.
L’umidità e la muffa che si respirano negli edifici è nauseante, al punto da arrecare capogiri, sinusite, nausea, ai “turisti di passaggio”, mentre, chi vive in quelle condizioni è ormai abituato e rassegnato a convivere con asma e reumatismi.