 Chiedeva 50 euro al giorno al titolare di una paninoteca ‘per lavorare in tranquillità’: questa la minaccia con la quale Ciro Scognamiglio, 34 anni, già noto alle forze dell’ordine, imponeva il racket ad Ercolano.
 Chiedeva 50 euro al giorno al titolare di una paninoteca ‘per lavorare in tranquillità’: questa la minaccia con la quale Ciro Scognamiglio, 34 anni, già noto alle forze dell’ordine, imponeva il racket ad Ercolano.
Scognamiglio – secondo l’accusa – ha avvicinato il titolare del locale e presentandosi come ‘emissario’ del clan camorristico Ascione, aveva cercato di imporgli il pagamento di cinquanta euro al giorno. I carabinieri hanno visionato i filmati di videosorveglianza e sono riusciti ad individuare il 34enne a pochi metri di distanza.
L’uomo è stato fermato con l’accusa di tentata estorsione aggravata da finalità mafiose. Ancora una volta, è stata determinante la collaborazione tra vittime, carabinieri, direzione distrettuale antimafia e associazione antiracket. Una collaborazione nota come ‘modello Ercolano’ che negli anni scorsi ha permesso di assestare duri colpi alla camorra e agli esattori del racket.
I commercianti ercolanesi, infatti, lo scorso marzo hanno già fatto parlare di loro ergendosi a modello di legalità al quale ispirarsi, rompendo il muro del silenzio che da 20 anni teneva le sorti della cittadina strette nella morsa del racket e hanno denunciato le estorsioni e le imposizioni subito dalla camorra. I carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale del riesame di Napoli su richiesta della Dda partenopea nei confronti di 13 persone. Sono nove affiliati al clan Birra-Iacomino e quattro al clan degli Ascione-Papale, entrambi da sempre operativi a Ercolano, ritenuti responsabili a vario titolo di estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato emesso dopo lunghe indagini svolte dai carabinieri tra il 2009 e il 2013. intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia e, soprattutto, denunce di imprenditori e commercianti ercolanesi che superando la paura hanno deciso di denunciare. È stata dimostrata l’operatività e la costante contrapposizione delle organizzazioni criminali per acquisire il controllo delle estorsioni; decine quelle documentate, spesso poste in essere con modalità efferate. Nasce così il “modello Ercolano”: che identifica il suo tratto distintivo nella collaborazione tra vittime, carabinieri, Dda e l’associazione antiracket “Ercolano per la legalità”.
Lo scorso 11 aprile, si è svolta una passeggiata antiracket tra le strade dello shopping di Ercolano con l’obiettivo di invitare i commercianti a contrastare ogni forma di richiesta estorsiva. Rappresentanti della “Federazione Antiracket” accompagnati da esponenti delle forze dell’ordine e delle istituzioni, hanno fatto tappa negli esercizi commerciali distribuendo materiale informativo sulla rete anti-pizzo ed anti-usura. L’ iniziativa ad Ercolano si ripete in prossimità della Pasqua e delle feste di Natale e Ferragosto, ovvero, in concomitanza di quelle festività in cui i clan di camorra avanzavano richieste più insistenti di denaro ai negozianti. Grazie alle denunce ed agli arresti, però, il fenomeno estorsivo è costantemente messo a dura prova e l’arresto di Scognamiglio lo conferma.
 
  
  
 








