Un pareggio che ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi azzurri, quello maturato durante il match-aperitivo di domenica 23 aprile sul campo del Sassuolo.
Un 2-2 contornato da polemiche ed insulti, soprattutto rivolti al grande ex della gara: Paolo Cannavaro.
Classe 1981, il fratello del pallone d’oro Fabio, è nato e cresciuto all’ombra del Vesuvio, anche calcisticamente: nelle file del settore giovanile dal ‘95 al ’98, dal 2006 al 20014 è stato capitano e bandiera del Napoli.
Un addio travagliato e sofferto il suo, un amore che Paolo ha continuato a vivere a distanza, dispensando puntualmente parole di stima ed affetto per quella che resterà sempre la squadra del suo cuore.
Eppure, dopo i fatti di domenica scorsa, si è trovato al centro di un autentico linciaggio virtuale. La partita non è terminata come i tifosi napoletani avrebbero sperato, molti dei quali hanno sfogato il malcontento e la rabbia indirizzando accuse ed insulti all’ex capitano azzurro.
Al centro del dibattito, un rigore negato agli azzurri per un fallo di mano che lo stesso Cannavaro avrebbe compiuto a pochi metri dalla porta del Sassuolo.
Alcuni tifosi del Napoli, puntano il dito contro Paolo, accusato di “non essere napoletano”.
Tempestiva la replica di Paolo Cannavaro che su instagram ha pubblicato un video in cui fa valere le su ragioni: “Io ieri secondo alcuni ragionamenti contorti di alcuni tifosi dovevo scansarmi, dovevo dire all’arbitro che avevo preso la palla con la mano nonostante l’avessi presa con la testa. Avrei dovuto prendere la palla con la mano invece che con la testa, perché dovevo far vincere il Napoli. Mi dovevo scansare ieri perché sono napoletano. Questo significa che in 8 anni di Napoli non avete capito Cannavaro che professionalità ha. Fortunatamente l’ha capito il 95%-96% dei napoletani che sono intervenuti a mia difesa. Questo video è per loro e li ringrazio da vero tifoso del Napoli, che il Napoli ce l’ha qui (indica il cuore, ndr) e non ce l’ha sulla tastiera del telefonino”.