Prosegue il processo al Clan Mallardo, arrivano le richieste di reclusione per gli affiliati.
Per sei esponenti del clan sono stati chiesti dai 4 anni ai 24 anni di reclusione. Nel processo è coinvolto anche l’ex portiere del Napoli, Pino Taglialatela. Le accuse sul suo capo sono pesanti. Il pubblico ministero lo accusa sia di intestazione fittizia di beni, sia del reato di associazione di stampo camorristico.
L’ex portiere del Napoli rischia 14 anni di carcere: questa la richiesta del pubblico ministero che accusa l’ex calciatore di intestazione fittizia di beni e associazione di stampo camorristico.
Associazione di stampo mafioso con il ruolo di partecipe: è l’accusa che il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Maria Cristina Ribera ha contestato ieri all’ex portiere del Napoli Pino Taglialatela nell’udienza di un processo nel quale l’ex calciatore era già accusato di intestazione fittizia di alcuni autoveicoli.
Negli anni ’90, estremo difensore della porta azzurra per cinque stagioni, Pino Taglialatela è stato uno dei portieri più quotati del calcio italiano.
Nel maggio del 2016 viene coinvolto in un’inchiesta relativa al clan Mallardo, il suo nome viene affiancato a quello di Mauro Moraca, uno scooter ed altri veicoli di proprietà del presunto affiliato al clan attivo nella zona di Giugliano, risultano intestati all’ex portiere del Napoli. Secondo l’avv. Giuseppe Pellegrino, difensore di Moraca, i veicoli erano intestati a Taglialatela solo per beneficiare del fatto che lui è residente nell’isola di Ischia.
Associazione di stampo mafioso con il ruolo di partecipe: è l’accusa che il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Maria Cristina Ribera ha contestato all’ex portiere del Napoli Pino Taglialatela. La modifica e aggravamento dell’accusa deriva da informative del Gico della Guardia di Finanza secondo le quali Taglialatela sarebbe stato una “testa di legno” di un presunto affiliato di clan di camorra, Mauro Moraca, che aveva in uso alcuni veicoli intestati all’ex calciatore.