Un attentato suicida messo a punto con l’inganno: l’ordigno era su un camion che si presumeva trasportasse aiuti e cibo. L’esplosione è avvenuta vicino a un convoglio di bus in attesa di entrare nella città siriana di Aleppo. Sono morti così 112 sfollati di Foua e Kafraya e oltre 100 persone sono rimaste ferite.
Nel mirino di chi ha compiuto l’attentato i civili in fuga da Fua e Kafraya, le due uniche enclave governative sciite della provincia di Idlib, per il resto nelle mani dei ribelli. In tutto 5.000, facevano parte di un convoglio di 75 autobus che in questi giorni li trasferisce ad Aleppo, Latakia e Damasco in virtù di un accordo, mediato da Iran e Qatar, che dovrebbe permettere ai civili di Madaya e Zabadani, aree ribelli assediate dall’esercito di Bashar Assad, di raggiungere anch’essi un luogo sicuro. Adesso si teme per una rappresaglia nei loro confronti, mentre si trovano a Ramusa, a sud della seconda città della Siria. I bus contenenti i cinquemila cittadini sciiti stazionavano nel luogo dove è avvenuto l’attentato in attesa di portare i passeggeri nelle zone controllate dal governo, dopo la riattivazione di un accordo stretto dallo stesso governo con i ribelli sotto la supervisione di Iran, Turchia e Qatar. I termini del patto prevedevano appunto l’evacuazione dei cittadini dalle due città filogovernative verso la provincia di Aleppo, in cambio del permesso accordato ai ribelli e alle loro famiglie di lasciare le città di Madaya e Zabadani, a Nord di Damasco, per raggiungere Idlib.
Le evacuazioni erano iniziate venerdì, con cinquemila sciiti partiti da Kafaraya e Foa e 2.300 ribelli in partenza con le loro famiglie da Madaya. L’Osservatorio siriano dei diritti umani ha riferito che dopo alcune ore di blocco, dovuto all’attentato, i bus con gli sfollati sono ripartiti verso la loro destinazione finale.
Ci sono almeno 68 bambini tra i 126 civili uccisi da un’autobomba esplosa ieri in Siria a Rashideen, sobborgo ribelle a ovest della città di Aleppo.