Hanno consentito a circa 300 cittadini brasiliani, tra cui calciatori militanti nelle massime divisioni dei campionati italiano, francese e portoghese, di ottenere la cittadinanza italiana in virtù dello ius sanguinis, senza però avere i requisiti previsti dalla legge e aggirando i vincoli di tesseramento.
Il tutto dietro cospicuo compenso.
Per questo motivo i Carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli) hanno arrestato il responsabile dell’ufficio di Stato civile del comune di Brusciano e il titolare di un’agenzia di pratiche amministrative. L’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti dei due indagati, eseguita durante la mattinata di venerdì 7 aprile, dai carabinieri, è stata emessa dal gip del Tribunale di Nola (Napoli) su richiesta della locale Procura.
Il responsabile dell’Ufficio di Stato Civile del suddetto comune e il titolare di un’agenzia di pratiche amministrative sono accusati, a vario titolo, di corruzione, falsità ideologica e materiale commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Secondo gli investigatori, sarebbero in tutto circa 300 i cittadini brasiliani che hanno ottenuto la cittadinanza senza averne i requisiti pagando i due indagati, uno responsabile dell’Ufficio di Stato civile di un Comune del Napoletano e l’altro titolare di un’agenzia di disbrigo pratiche amministrative.
Bufera nel calcio a cinque italiano: sono, infatti, dieci i giocatori extracomunitari, la maggioranza proveniente dal Brasile, coinvolti nell’inchiesta sulle false cittadinanze italiane ottenute illecitamente. Vantando parentele italiane, non dimostrate, ottenevano la cittadinanza. In questa maniera era possibile aggirare, per quanto riguarda la serie A calcistica, le norme che limitano l’ingresso in squadra di calciatori extracomunitari. Con questo sistema, inoltre, secondo l’ipotesi investigativa, si riusciva anche a soddisfare la quota fissa di giocatori italiani che la Figc ha imposto alle squadre, approvando uno specifico regolamento lo scorso anno. A procacciare i clienti era il titolare dell’agenzia di pratiche amministrative di Terni, l’italo-brasiliano Luis Sonda Vanderlei, di 43 anni. Le pratiche, invece, le istruiva il dipendente comunale di Brusciano, Michele Di Maio, 57 anni, sospeso l’anno scorso dal sindaco della città. La maggior parte dei 300 sudamericani ha utilizzato una residenza fittizia nel comune del Napoletano, anche in abitazioni occupate da ignari inquilini. Alcuni brasiliani hanno ottenuto illegalmente la cittadinanza risultando residenti nella casa di Di Maio, la stessa dove ora si trova agli arresti domiciliari. Il tutto ruotava intorno alle inesistenti parentele italiane (qualche genitore o qualche nonno) grazie alle quali la Legge italiana consente di avere la cittadinanza con lo «ius sanguinis». Il sistema dei due indagati, malgrado utilizzasse documenti “taroccati” e false attestazioni, consentiva di ottenere una regolare cittadinanza. In sostanza Vanderlei e Di Maio, erano riusciti a garantire agli extracomunitari una legale permanenza in Italia e quindi anche in Europa. Sedici i calciatori indagati. Tutti brasiliani.
L’unico a giocare in Italia è Bruno Henrique Corsini (Palermo serie A).
Gli altri sono: Gabriel Boschilia, del Monaco (Ligue 1 francese), impegnato in Champions League; Silva Eduardo Henrique, dell’Atletico Mineiro (Serie A Brasile); Colcenti Antunes Eduardo e Ferrareis Gustavo Henrique dello Sporting Club Internacional (Serie A Brasile); Dos Reis Lazaroni Guilherme Henrique, del Red Bull (serie B Brasile) e Vancan Daniel, del Gil vicente FC (Serie B portoghese). Le squadre coinvolte vanno dalla serie A alla serie B del calcio a cinque. Serie A: Palermo, Monaco (League 1 francese), Atletico Mineiro (Brasile), Sporting clubIinternacional (Brasile). Serie B: Red Bull Brasil. Calcio a cinque: Ferrara kaos futsal, Rieti, Pescara.