Una settimana dopo quella notte da incubo, nella chiesa di Tecchiena, una frazione del piccolo centro del Frusinate, parenti ed amici di Emanuele Morganti si sono riuniti per dargli l’ultimo saluto. Tantissimi i cittadini che hanno voluto rendere omaggio alla salma di un ragazzo che una settimana fa era uscito con la sua ragazza per trascorrere una serata piacevole e spensierata. Un progetto di ordinaria normalità fatto a pezzi dalla ferina violenza di un branco di circa 20 persone che ha letteralmente fatto a pezzi la vita di Emanuele.
Un banale battibecco insorto nel locale culminato senza logica in una feroce rissa. Ha incassato una quantità inumana di botte, Emanuele, fino ad ucciderlo.
Una morte inaccettabile che ha sconvolto l’intera nazione che oggi si è letteralmente stretta intorno alla famiglia Morganti.
Palloncini, le maglie del Frosinone, la squadra del cuore di Emanuele, tante lacrime e dolore: “Nessuno muore mai completamente. Rimarrai sempre dentro di noi”, “Il perdono lasciamolo a Dio… per Emanuele solo giustizia”, si legge sugli striscioni.
Nella chiesa gremita, gli amici del giovane indossavano una maglietta bianca con sopra una foto stampata di Emanuele: il feretro è bianco, hanno spiegato, così come i palloncini all’esterno della chiesa “perché Emanuele è morto da innocente”. “Ringrazio tutti voi per ogni vostra lacrima, perché le mie non sarebbero bastate. Dio non ha chiamato Emanuele perché era cattivo, l’ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini, Dio l’ha accolto”. Così la madre di Emanuele durante il funerale. “Emanuele era un angioletto, ma che dico, era un caciarone pieno di vita che ci faceva sentire vivi – ha proseguito la madre -. A nome suo chiedo un applauso a chi è in chiesa e chi è fuori, è il nostro grazie insieme alla richiesta di ricordare Emanuele nelle nostre preghiere e di salvare i nostri ragazzi dalle inquietudini”.
Melissa, la sorella di Emanuele, invece, ha affermato: “Sei venuto in un momento complicato per la nostra vita, ci hai portato il sorriso e asciugavi le mie lacrime quando piangevo e ciò che siamo stati non sarà mai portato via dagli assassini. Quando ho scelto il tuo nome ho pensato al suo significato, speranza e amore. Adesso venga fatta giustizia e chi ti ha portato via abbia un nome. Grazie amore mio per aver reso speciale il nostro viaggio fino a qui”.
Durante le esequie il vescovo di Anagni-Alatri, mons. Lorenzo Loppa, ha richiamato i presenti a non cedere alla vendetta: “Le esequie di Emanuele ci interpellano sulla nostra capacità di amare. Ecco chi vince la morte: è l’amore. Noi dobbiamo passare dal sentimento di vendetta a uno di misericordia e di responsabilità. C’è un solo modo per far finire la violenza: è non rispondere con la violenza. Perché la violenza prospera sulla violenza”.