Cercola, 29 marzo 1991 – Giuseppe Piccolo, 14 anni, frequenta la terza media ed è un ragazzo tranquillo di buona famiglia. Il papà è un meccanico, lavora presso un’officina meccanica.
È l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali e Giuseppe aspetta con ansia questo giorno.
Giuseppe, tornato da scuola, pranza alla svelta e si prepara per raggiungere i suoi amici con il motorino. Raggiunge la Piazza di Cercola è li si ferma a chiacchierare con gli amici.
Giuseppe è seduto sul suo motorino in piazza Libertà, davanti al municipio di Cercola, p in compagnia di alcuni amici mentre aspetta un compagno di scuola che deve portargli dei libri.
A pochi metri c’è un gruppetto di affiliati al clan Troise che hanno da tempo eletto lo slargo a loro quartier generale.
Sono le 19,30. Pochi minuti prima c’è stata una rissa tra due scagnozzi legati ai Troise e due bulli venuti da fuori. All’origine della zuffa, un’aggressione dei due balordi ad un automobilista, avvenuta proprio nei pressi del Municipio, i due camorristi sono intervenuti per difendere l’automobilista e hanno riempito di botte gli incauti teppisti. I quali, però, prima di andarsene hanno promesso di vendicarsi per l’affronto subito sotto gli occhi di decine di persone. E la vendetta scatta un quarto d’ora dopo. I due bulli si ripresentano in piazza Libertà a bordo di una 127 color amaranto. L’uomo seduto sul lato passeggero estrae una pistola e comincia a sparare. I proiettili non centrano il bersaglio: le vittime designate restano illese. Un colpo, invece, finisce nell’occhio e poi nella testa di Giuseppe. Il quattordicenne non muore all’istante: soccorso e trasportato prima all’Apicella di Pollena Trocchia e poi al Loreto Mare, sarà dichiarato clinicamente morto qualche ora più tardi. La madre Pasqualina e il padre Carmine daranno l’assenso per l’espianto di cornee, cuore, fegato e polmoni. Gli autori del raid saranno individuati nel giro di poche ore.
Con il suo cuore oggi vive un giovane disoccupato di San Prisco.
Ai funerali di Giuseppe parteciparono duemila persone.
Giuseppe Piccolo è riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata dal Ministero dell’Interno