É ritornato ad accusare la sua ex compagna, Raimondo Caputo detto Titò imputato per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avvenuto nel 2014 al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.
Si è tornati, quindi, in tribunale per discutere ancora di una vicenda agghiacciante che assume sempre più gli inquietanti tratti di un incubo senza fine.
Prima che si concludesse l’udienza davanti alla quinta sezione della Corte di Assise, ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee. Caputo si è detto estraneo al delitto ed ha puntato l’indice ancora una volta (come in una precedente udienza e nel corso dell’incidente probatorio) contro Marianna Fabozzi, che in questo processo è imputata di concorso in violenza sessuale per aver coperto i presunti abusi che Titò avrebbe commesso sulla bimba. Parlando concitatamente (ed esprimendosi in un dialetto assai stretto tanto da indurre giudici e avvocati a frequenti richieste di chiarimenti), Caputo ha accusato Fabozzi sia dell’uccisione di Fortuna sia dell’omicidio del figlioletto, Antonio Giglio, che la donna ebbe da un precedente rapporto.
“L’ha presa e l’ha buttata, con l’unghia l’ha anche graffiata sulla gamba e sotto l’occhio e su questo non sono stati fatti gli esami” ha detto riferendosi a Marianna Fabozzi. Aggiungendo: “Lei e la madre (Angela Angelino) meritano le torture cinesi”. L’imputato ha anche ribadito che, quando avvenne l’omicidio, si trovava con una delle tre figlie dell’ex compagna in strada e, quindi, non era in casa. Una versione, quella di Titò, che non si discosta molto, se non per alcuni dettagli, da quella che aveva già dato in precedenza e da quella di Massimo Bervicato, il testimone che all’udienza del 10 gennaio scorso con le sue parole sembrava scagionare l’imputato e poi finito nel registro dei pm per falsa testimonianza. Bervicato aveva dichiarato che Caputo si trovava nel cortile quando Fortuna precipitò, insieme a lui e a un’altra persona che però, interrogata dai magistrati, ha escluso di aver visto Caputo in quella circostanza.
Titò ha speso parole dure anche sulla morte di Antonio Giglio, inizialmente ritenuta un incidente, ma su cui oggi è aperta un’inchiesta che vede imputata proprio la mamma. Il bambino morì poco dopo il ricovero all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli a causa dei gravissimi traumi riportati dopo essere precipitato da una finestra dell’appartamento della nonna Angela Angelino.
La madre si era separata un anno prima dal marito Gennaro Giglio, padre del bambino e già conviveva con Raimondo Caputo. In diverse occasioni ha raccontato agli inquirenti che il piccolo Antonio era salito su uno sgabello cercando di guardare dalla finestra l’elicottero dei carabinieri, ma si era sporto eccessivamente, cadendo giù. Oggi Caputo accusa la sua ex, ma all’epoca dei fatti, lui e la madre di Marianna Fabozzi raccontarono la stessa versione dei fatti. Eppure tre mesi dopo la morte di Fortuna, nel settembre del 2014 l’avvocato della famiglia Loffredo, Angelo Pisani, depositò presso la Procura di Napoli Nord tre filmati in cui altrettanti testimoni parlavano della morte di Antonio, affermando che non si era trattato di un incidente.