Platì, 27 marzo 1985: un centro dell’Aspromonte teatro di sequestri di persone e sede di una delle n’drine più antiche e radicate, ma pure più aperte all’orizzonte internazionale. Infatti originarie di Platì e legate al luogo d’origine sono le famiglie della ‘ndrangheta attive in Australia, dove nel 1977 è stato ucciso un parlamentare e nel 1989 è stato ucciso il vicecapo della polizia federale che indagava sui traffici di droga organizzati dala ‘drina di Platì, utilizzando i proventi dei sequestri di persona.
Domenico Natale De Maio, 46 anni, da nove sindaco di questo piccolo centro dell’ Aspromonte orientale, affermava che “non è il paese di mafia di cui si parla”. E analoghe considerazioni aveva fatto davanti ai giudici del tribunale di Locri nel processo contro le cosche della zona: ora, insomma, uno di quei sindaci per i quali la mafia non esiste.
Eppure, fu ucciso da un commando mafioso l’ha ucciso. Con ferocia, a colpi di pistola e lupara. Sfuggito ad un primo agguato ha tentato la fuga, ma è stato raggiunto ed eliminato mentre la figlia che si trovava con lui in macchina, disperata, si è data alla fuga. L’ esecuzione è avvenuta intorno alle 13, a pochi chilometri da Platì, nei pressi di Natile. De Maio, che lavorava all’ufficio imposte dirette di Locri, con la propria Ritmo diesel stava rientrando al paese assieme alla figlia Antonella di 17 anni, che frequenta il quarto anno al Magistrale. Nei pressi di Natile, sulla Statale che collega Bovalino all’ Aspromonte, una 125 rossa ha affiancato la Ritmo di De Maio e uno dei killer ha sparato alcuni colpi di pistola che non hanno raggiunto il bersaglio. Una corsa ancora di poche centinaia di metri, poi l’auto dei sicari ha bloccato la Ritmo. De Maio ha cercato scampo buttandosi nella scarpata, ma i killer lo hanno raggiunto, colpendolo ripetutamente alla nuca.
Dopo l’ennesima alluvione e l’ennesima frana che sembravano volersi portare via l’intero abitato, i recenti successi in un confronto con l’ Anas che ha finanziato 47 miliardi di lavori per ripristinare la strada che passando da Platì collega lo Jonio al Tirreno. E’ possibile che proprio l’odore di nuovi e lucrosi appalti, per la nuova strada e per ricostruire parte dell’abitato di questo “paese d’ acque” come lo definì Corrado Alvaro che era di queste parti, abbia risvegliato la ‘ ndrangheta?
Locri, 27 marzo 1994: Il commando che ha sparato contro Maria Teresa Pugliese, 54 anni, moglie dell’ex sindaco di Locri, Domenico Speziali, 67 anni, aveva il compito di uccidere. Maria Teresa Pugliese e il marito Domenico Speziali, fratello dell’attuale cassiere della Banca d’ Italia, stavano uscendo per partecipare a una cena al Rotary. Il professionista aveva già preso posto sull’ autovettura posteggiata di fronte alla villa di famiglia. La moglie si era attardata in casa. Stava per uscire, quando, improvvisamente, due giovani in sella a una moto si sono avvicinati all’ ingresso della abitazione. È successo tutto in un attimo. La moto ha rallentato la corsa, il killer ha estratto da sotto il giaccone il fucile a canne mozze, la classica lupara, e ha fatto fuoco per due volte.
Se non si tratta di un errore, come sostengono gli investigatori, ma di una esecuzione mirata contro la donna, le contraddizioni non si attenuano e il mistero si infittisce. L’agguato è scattato a poche centinaia di metri dal Tribunale, nel cuore di una Locri pattugliata in continuazione da polizia e carabinieri.
Negli anni scorsi uno dei figli degli Speziali venne fermato con un amico che aveva addosso sostanze stupefacenti. Il ragazzo uscì pulito da quella vicenda. C’è chi sospetta che la madre si fosse molto impegnata per salvare il figlio dal carcere e, soprattutto, per vigilare in modo che non venisse invischiato in altre storie del genere. Forse un impegno che ha creato guai a qualche organizzazione?