25 marzo 1982, Paola (CS) – Luigi Gravina è una vittima innocente della criminalità, ucciso dalla ‘ndrangheta per essersi rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione, di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive.
Ucciso per essersi opposto al racket.
Luigi Gravina, nato a Paola il 15 giugno del 1949 da Raffaele Gravina e Lina Silvestri, è un operatore commerciale, coniugato con Luigina Violetta, padre di cinque bambini, assassinato il 25 marzo del 1982.
Due sicari si sono presentati nei locali di Via Nazionale ove Gravina gestiva la sua attività ed hanno fatto fuoco con diversi colpi di pistola, uccidendo il commerciante.
L’omicidio di Luigi Gravina, ad opera del locale clan di ‘ndrangheta, ha segnato una svolta nella lotta alla mafia della provincia di Cosenza. Da un lato, infatti, chi ha contribuito a consumare l’efferato crimine di un lavoratore coraggioso, padre di cinque bambini, si è pentito offrendo un contributo alla giustizia finalizzato a debellare la cosca di Paola mentre, dall’altro lato, molti operatori commerciali che mai si erano opposti alle insistenti richieste estorsive e alle angherie della mafia, in sede del processo penale in Corte d’Assise, a carico di diverse decine di malavitosi, hanno trovato il coraggio di alzare la testa e confermare la consumazione dei reati.
Il gesto coraggioso di ribellione di Luigi Gravina, tra l’altro, va letto in un contesto storico-ambientale difficile e delicato. In quel tempo, infatti, lo Stato era meno “presente” e la mafia più forte e pericolosa, perché determinate leggi speciali contro il crimine organizzato, ad esempio: “legge Gozzini” cosiddetta “carcere duro” o 41 bis, ancora dovevano essere concepite, perché il fenomeno del pentimento non era ancora realmente esploso, in quanto le forze dell’ordine e la magistratura possedevano poche risorse per fronteggiare con determinazione la ‘ndrangheta.