Era un rumors che da tempo aleggiava tra le rovine dei palazzi del Rione De Gasperi di Ponticelli che attendono di conoscere le loro sorti, diventata, poi, una sorta di leggenda metropolitana. Insomma, l’indiscrezione che poi ha trovato spazio sulle pagine de Il Mattino non è una notizia di primo pelo: il comune di Napoli, nell’ambito del piano di assegnazione dei nuovi alloggi che porteranno all’abbattimento delle Vele di Scampia, ha designato una casa a un camorrista.
I funzionari dell’ufficio casa quella assegnazione non l’avevano voluta firmare, ma poi è intervenuta l’avvocatura comunale e alla famiglia di un uomo arrestato per reati di camorra è stato riconosciuto il diritto ad avere una delle nuove case popolari destinate agli abitanti delle Vele di Scampia.
La casa è stata assegnata alla famiglia di Davide Francescone, indicato come uno degli assassini di Antonio Landieri, un ragazzo disabile di 25 anni, vittima innocente della criminalità della prima faida di Scampia, trucidato da una crivellata di colpi, perché scambiato per uno spacciatore, esponente di un clan rivale.
Francescone per quel delitto è stato scarcerato dal riesame, ma resta in galera per altri reati. La sua famiglia, invece, dopo il braccio di ferro tra gli organismi comunali, è entrata in possesso della casa popolare.
Un provvedimento che rischia di rendere lecito ciò che, per antonomasia, è illecito, ovvero che i familiari di un detenuto, condannato per reati di camorra possa ambire all’assegnazione di un alloggio comunale: se è pur vero che è ingiusto riversare sui figli gli errori dei genitori, è ancor più vero che la legge non ammette ignoranza né eccezioni.
Se questa è la legge, deve essere rispettata da tutti.
Dunque, era il più classico dei segreti di pulcinella perché, come spiegano gli abitanti del rione De Gasperi di Ponticelli, che fosse stata applicata una procedura “anomala” nel piano delle assegnazione delle Vele di Scampia, lo sapevano tutti. E da tempo.
Nessuno ha denunciato.
Per paura o per omertà.
Per quieto vivere o per evitare di trovarsi in qualche scomodo guaio.
Qualcuno lo aveva spiegato all’inviato di “Striscia la notizia” Luca Abete, quando, lo scorso settembre, giunse nel rione De Gasperi di Ponticelli per documentarne il degrado: “la camorra qua non c’è più. Sta solo a Secondigliano, perciò hanno avuto le case”, dichiarò ai microfoni del celebre tg satirico di canale 5 una donna che abita tra le “case murate” dell’ex roccaforte del clan Sarno.
“Non fummo presi sul serio, – rilanciano alcuni abitanti del De Gasperi – probabilmente perché la signora si espresse con dei termini sguaiati e troppo accesi, ma che stava succedendo questa cosa nell’assegnazione delle Vele di Scampia, glielo spiegammo. Forse è più facile pensare che abbiamo parlato per invidia, perché a loro le case le stavano dando o, peggio ancora, quando la denuncia parte dal basso, deve battere prima certi pregiudizi e poi può essere almeno presa in considerazione.”
La vicenda, come era inevitabile, ha suscitato indignazione in città, soprattutto per la facile dimestichezza con la quale la malavita continua ad allungare le mani sul patrimonio degli enti pubblici grazie al collaudato meccanismo delle occupazioni abusive e della successiva immancabile sanatoria.
Ancora più imbufaliti, i legittimi assegnatari che da tempo immemore, attendono di vedersi corrispondere un’abitazione e che puntualmente vedono sopraffare il loro diritto alla casa da illeciti, angherie, soprusi e prepotenze.
Di legittimi assegnatari che attendono una casa che riconsegni dignità e decoro alle loro vite, la periferia napoletana ne accoglie tante. Di famiglie che hanno dovuto cedere il posto e la casa alla camorra, anche di più.
Sulla vicenda è intervenuto anche il questore di Napoli, Antonio De Iesu, che ha affermato che la questione «va approfondita sotto ogni aspetto». De Iesu, interpellato dalla stampa, ha precisato di non poter dare una sua valutazione, che spetta invece «all’autorità giudiziaria», ma ha ricordato come «sicuramente a Napoli ci sia un problema di occupazioni abusive che vengono gestite da organizzazioni criminali». Anche su questo «la parola spetta alle indagini e sull’assegnazione a esponenti della criminalità organizzata dobbiamo attendere i provvedimenti». «È chiaro che, se c’è stata un’assegnazione che non ha rispettato i criteri ed è stata assegnata una casa a chi non ha titolo, questo – ha concluso il questore – può avere risvolti di carattere penale».
“Leggo che il Comune di Napoli dà le case ai camorristi. Questo è un titolo non corrispondente alla fotografia di quello che fa il Comune e l’Amministrazione comunale”. Lo ha affermato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.
Il sindaco ha sottolineato come a Scampia siano stati assegnati “188 alloggi per circa mille persone” e ha aggiunto, “che io sappia gli uffici sono composte da persone attente, sempre in stretto contatto con l’Avvocatura comunale, e hanno applicato la normativa”. “Se poi – ha proseguito – dovesse venire fuori che la normativa regionale presenti delle lacune, allora è l’occasione per intervenire. Se invece si dovesse scoprire che ci sono stati uno o due errori, ma al momento non risulta, voglio dire che ‘noi siamo una casa di vetro’. Verificheremo – ha concluso – se ci sono stati errori e ci tuteleremo in ogni sede contro chi danneggia l’immagine della nostra città”.
Ma quante delle famiglie collocate dal comune negli alloggi assegnati in base a determinati criteri, realmente ed Effettivamente, poi, abitano in quelle case?
Quando non è la camorra a “cacciare” le famiglie per fare spazio agli affiliati, sono gli stessi assegnatari a vendere la casa che il comune gli ha corrisposto per ritagliarsi una sistemazione “di fortuna” altrove.
Sarebbe opportuno che il comune iniziasse ad effettuare dei controlli serrati anche su questo fronte. A patto che si voglia sradicare dalla cultura sociale l’immagine dei rioni-ghetto dilaniati dalla camorra.