19 marzo 2006 – Sannicandro Garganico, Foggia: è un sabato pomeriggio come tanti, destinato a rimanere scalfito nella memoria di un’intera comunità. Un ragazzo di 18 anni viene ucciso da un pacco bomba indirizzato al padre. Giorgio Palazzo, figlio di un noto gioielliere del paese, è morto mentre veniva trasportato in ospedale a San Severo. L’esplosione del plico ha ferito gravemente la madre, Rosa Di Lella. Un pacco simile era stato recapitato anche a un meccanico, ma non è scoppiato: mentre apriva la busta, l’uomo ha visto spuntare fili elettrici e ha buttato via l’involucro. Il gioielliere e il meccanico sono legati da una profonda amicizia: questo è un indizio sul quale gli inquirenti lavorano fin da subito. Tra le tante ipotesi che potrebbero spiegare l’attentato, la più accreditata sarebbe quella di una vendetta attuata dalla mafia garganica: i pacchi erano stati confezionati per uccidere.
Giorgio era un giovane attivamente impegnato contro la mafia, il 18 febbraio di quello stesso anno aveva preso parte alla manifestazione nazionale contro tutte le mafie svoltasi a Reggio Calabria. Tant’è vero che pochi giorni dopo la sua morte, le associazioni e i giovani diedero corpo ad un’altra manifestazione, alla sale aderì anche Rita Borsellino che definì Giorgio “Una vittima di Cosa nostra”.
Aveva appena compiuto 18 anni, Giorgio. Secondo una prima ricostruzione delle modalità dell’attentato, il plico – un’ordinaria busta gialla imbottita – era stato trovato da Giorgio Palazzo al ritorno a casa da scuola: non si sa per ora se era stato lasciato davanti al portone della casa del gioielliere o nella cassetta della posta. Il ragazzo – che aveva da poco compiuto 18 anni e frequentava il liceo scientifico – l’aveva visto e raccolto. Una volta in casa, il ragazzo ha aperto la busta, innescando così la spoletta dell’esplosivo, probabilmente al plastico: l’esplosione – che ha distrutto finestre e balconi dell’abitazione – ha tranciato di netto una mano del ragazzo e gli ha devastato il viso e il torace: ferite letali. La mamma, che era a poca distanza da Giorgio, ha subito rilevanti ferite, le più gravi delle quali ad un occhio.
19 marzo 1987, Reggio Calabria: Rosario Bonfiglio, un agente di polizia viene assassinato in una gioielleria del centro di Reggio Calabria, dove si era recato insieme alla moglie, in attesa di un figlio, ed a alcuni amici per alcuni acquisti. Quando entrarono nel negozio vi trovarono due giovani banditi che stavano compiendo una rapina all’interno. Uno di questi reagì sparando contro l’agente scelto Bonfiglio, uccidendolo prima che questi potesse tentare una qualsiasi reazione. Gli assassini vennero arrestati nel 1993, in seguito alle dichiarazioni di un “collaboratore di giustizia” auto-accusatosi del delitto. Il complice era un agente corrotto della Polizia di Stato.