La dermatite atopica grave colpisce un numero ristretto di persone, per le quali però non esiste una terapia risolutiva. Un vero e proprio dramma anche per la Campania, tra le regioni che pero’ registra anche grandi eccellenze . «In Italia – stando ai dati di un’inchiesta pubblicata sul portale prevenzione-salute.it , l’informazione e la raccolta di dati epidemiologici sono ancora insufficienti, soprattutto nei soggetti con una forma severa o grave, che rappresentano una minoranza».
Per comprendere la portata del problema, o dei problemi, causati dalla dermatite atopica vale la pena di rifarsi ad un nuovo sondaggio di “Understand AD” condotto su 505 americani adulti (dai 18 anni di età in su) affetti da questa malattia in forma moderata o severa. Ecco alcuni dati dello studio citato sul portale Prevenzione-Salute: «Il 53% ha riportato che la malattia ha avuto un impatto negativo sulla propria vita quotidiana. L’82% ha cambiato il proprio stile di vita per gestire la malattia, ad esempio scegliendo una carriera che limita le interazioni con altre persone. E ancora, il 55% ha riportato che la malattia ha minato la sicurezza in sé stessi, il 49% ha parlato di problemi a riposare. Il 28% è ansioso in ragione della propria dermatite atopica, mentre il 23% delle persone si è detto addirittura depresso (in alcuni casi il paziente arriva a tentare il suicidio). Il 20%, infine, ha confessato che la malattia ha avuto effetti negativi sulla capacità di mantenere la propria occupazione».
Purtroppo le cause che scatenano la dermatite atopica non sono state ancora ben comprese, e la malattia può colpire davvero chiunque. Si manifesta con eruzioni cutanee e prurito che diviene insopportabile, tanto da provocarsi graffi e lacerazioni. Si formano delle croste spesso sanguinanti. Dal prurito si passa poi al dolore.
Chi soffre di dermatite atopica, anche in forma grave, commette spesso errori legati alla scarsa conoscenza della patologia o anche, purtroppo, alla disperazione. «Alcuni di questi errori – spiega la professoressa Ketty Peris, – Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia del Policlinico Gemelli – consistono nel sottoporsi a frequenti docce. Ci si lava in maniera eccessiva, senza considerare che l’acqua secca molto la pelle e quindi può avere un effetto negativo. Dopo ogni doccia sarebbe bene idratarsi in maniera adeguata».
Alcuni pazienti, aggiunge la professoressa, non usano una giusta quantità di crema o spesso usano prodotti dannosi. «Per la dermatite atopica il problema non è quantitativo, ma qualitativo». E anche un uso eccessivo di creme può essere un errore. «Spesso vediamo che c’è un abuso di corticosteroidi topici che, usati impropriamente, possono produrre effetti indesiderati».
«Il prossimo futuro – conclude la professoressa – ci dà grandi speranze. Ci sono molti farmaci nuovi in arrivo che si somministreranno sotto cute. Questi farmaci saranno presto in commercio e, visto che anche la nostra struttura ha partecipato ai trials clinici, sappiamo che hanno effetti importanti. Risolvono molto bene la sintomatologia, eliminando quel prurito atroce che porta alla disperazione molti pazienti». Oltre le manifestazioni cliniche c’è l’aspetto psicologico. Infatti, trattandosi di una malattia della pelle, troppo spesso vengono sottovalutate le ricadute sulla psiche. Molte persone colpite da dermatite atopica severa tendono a isolarsi, a perdere fiducia in sé. I rapporti con gli altri diventano sempre più rari e difficili, perché gli sguardi delle persone sono spesso inquisitori e insistenti e c’è anche chi crede, sbagliando, che la dermatite atopica possa essere contagiosa.
«Sfortunatamente – dice Julie Block, presidente e CEO della l’Associazione Nazionale Eczema degli Stati Uniti (NEA) – c’è la percezione sbagliata che la dermatite atopica sia solo una condizione della pelle che le persone possono affrontare da sole. In realtà è una malattia immunologica a carattere sistemico che ha un impatto enorme sulla vita dei pazienti. Noi vogliamo che le persone che vivono con questa malattia sappiano che non sono soli e che siamo impegnati a sostenere la causa per migliori cure e trattamenti, fornendo supporto e alzando il livello di consapevolezza circa questa seria ma troppo spesso trascurata malattia».
La NEA sta supportando, in tutti gli Stati Uniti, la campagna Understand AD per accrescere la consapevolezza e la conoscenza della dermatite atopica severa nei cittadini. In Italia, in cui manca ancora la dimensione reale della patologia così come del suo impatto sociale ed economico, sarebbero quanto mai utili strategie di sensibilizzazione dei cittadini, in attesa che la ricerca possa portare a breve sul mercato soluzioni terapeutiche specifiche ed efficaci.