La mattina del 27 febbraio 1985 viene messo a segno un feroce agguato contro l’Imprenditore Pietro Patti, 47 anni, titolare insieme con i fratelli di uno stabilimento per la lavorazione delle mandorle a Brancaccio, una delle zone periferiche di Palermo nella quale più pesante è la presenza della mafia.
Pietro Patti è stato assassinato da due killer mentre accompagnava a scuola la figlioletta di 8 anni che viene ferita al torace da uno del colpi esplosi dagli assassini. La bambina viene condotta all’ospedale di Villa Sofia, le sue condizioni sono gravi.
Lesioni gravi, ma reversibili. La bambina a nove anni si è vista uccidere il papà sotto gli occhi, ha incassato in pieno petto un colpo di calibro 38, e non solo non ha versato neanche una lacrima, ma perfino ha avuto la prontezza di riflessi di spalancare lo sportello della 127, aprendo la via della salvezza alle sue sorelline, Francesca, , Alessandra, che scappavano a rinchiudersi a scuola. È stato necessario sottoporre la piccola a un delicatissimo intervento per estrarle le schegge della sesta costola, che avevano leso il piccolo polmone.
L’agguato è stato teso in via Marchese Ugo nel pressi dell’Istituto delle ancelle del Sacro Cuore, una delle scuole più esclusive di Palermo. Come tutte le mattine Pietro Patti ha lasciato la sua abitazione di Partanna — la zona dove sabato scorso sono stati assassinati Roberto Parisi e il suo autista Giuseppe Mangano — per accompagnare le quattro figlie a scuola prima di recarsi al lavoro. Le modalità dell’agguato sono state ricostruite dagli investigatori con l’aiuto di numerose testimonianze. L’omicidio è stato compiuto alle 8,20. Il dott. Piero Patti era al volante della sua «127 diesel», nel sedile a fianco siedeva la figlia Gala, e in quello posteriore le altre tre figlie. La vettura si è fermata davanti all’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore. All’improvviso, prima che l’Imprenditore potesse scendere dall’auto per accompagnare la figlia all’ingresso, la «127» è stata affiancata da una motoretta con due killers. Quello che era seduto sul sedile posteriore ha avvicinato una rivoltella alla tempia sinistra di Pietro Patti ed ha fatto fuoco. L’imprenditore è morto all’istante.
L’imprenditore gestiva un grosso giro di affari nella vendita di mandorle. In passato, un ordigno era stato fatto esplodere nel suo stabilimento di Brancaccio a scopo Intimidatorio e con l’Intento di costringere, a quanto pare, l’Imprenditore a pagare una «tangente» alla cosca mafiosa del quartiere. Successivamente era rimasto vittima di un altro attentato: gli era stata fatta saltare In aria un’auto. Gli Investigatori stanno ora vagliando le varie ipotesi. Improbabile appare un collegamento con l’assassinio di dell’ing. Roberto Parisi. Tuttavia, non viene scartata l’Ipotesi che la mafia ha voluto ancora una volta compiere un’azione dimostrativa.
A fine dicembre i mafiosi gli hanno presentato un bel «conto arretrato»: mezzo miliardo. Di questa cifra, Patti non disponeva. «Non so proprio dove andarli a trovare» si confidò in famiglia. Tutto tacque per qualche mese.
Un agguato messo a segno per colpire gli imprenditori che vogliono lavorare onestamente, che tentano di sottrarsi a legami e imposizioni, soprattutto alla «zona industriale» di Brancaccio, dove a decine sono stati gli attentati negli anni ‘80.
Il 27 febbraio 1989, a Gela, viene ucciso Pietro Polara.
Nato a Gela il 12 Luglio 1943, Pietro è un commerciante di macchine agricole dal 1963, nel 1985 dichiarato cavaliere del Lavoro dalla Bertolini come lavoro svolto brillantemente in 20 anni di attività. Interessato di Politica si candida per ben due volte al Partito Democratico Cristiano nel 1988. Ucciso nel quartiere residenziale di Macchitella all’età di 46 anni, in seguito ad un evento criminoso per una vendetta trasversale.