All’indomani del blitz al “Loreto Mare”, l’attività nel nosocomio partenopeo prosegue anche grazie al lavoro dei dipendenti posti ai domiciliari, ma costretti dal giudice a garantire la continuità dei servizi sanitari.
Inverosimile, ma vero: con l’ordinanza applicativa delle misure cautelari, il giudice ha obbligato 50 dei 55 lavoratori posti agli arresti domiciliari a recarsi ugualmente sul posto di lavoro per garantire i servizi sanitari. Nei prossimi giorni i dipendenti saranno interrogati: verranno sentite per prime le persone poste ai domiciliari e successivamente solo gli oltre 90 indagati.
Strisciatori plurimi di badge aziendale per far risultare presente chi all’ospedale proprio non c’era venuto, assenti che invece che stare di guardia al pronto soccorso giocavano a tennis, facevano acquisti, quello che doveva controllare la regolarità delle presenze faceva lo chef in albergo durante l’orario di lavoro.
Sono scene di vita lavorativa quotidiana con frode quelle accertate dalla magistratura napoletana e registrate dalle telecamere dei carabinieri: 500 ore di “film” girate all’ospedale Loreto Mare di Napoli hanno rivelato più di mille casi di assenteismo, portando 55 persone ai domiciliari.
Il neurologo, il ginecologo, i nove tecnici di radiologia, i 18 infermieri professionali, i sei amministrativi, i nove tecnici manutentori, gli 11 operatori sociosanitari verranno licenziati?
“Saremo inflessibili contro chi non fa il proprio dovere”, si è impegnato il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Tecnicamente la legge c’è: era stata messa in ghiaccio per i rilievi della Corte Costituzionale, ma con le correzioni del Governo di una settimana fa la legge è operativa (anzi, è rimasta operativa, spiegano gli avvocati). Quindi i presupposti per avviare i licenziamenti-lampo ci sono tutti.
Dice la legge che riforma le regole sui dipendenti statali che chi è colto in flagrante, anche mediante riprese video, a timbrare il cartellino e ad allontanarsi dal posto di lavoro, dovrà essere sospeso entro 48 ore in via cautelare dallo stipendio, fatto salvo il diritto all’assegno alimentare.
Il procedimento disciplinare dovrà partire immediatamente, e dovrà concludersi eventualmente con il licenziamento entro 30 giorni. Se il dirigente responsabile del dipendente furbetto si gira dall’altra parte, rischia di essere messo alla porta anche lui.
“Per dare una opportunità di lavoro ai giovani della Campania – ha aggiunto il governatore De Luca – l’unica cosa che non possiamo consentirci sono le chiacchiere al vento insieme con la demagogia di chi scarica sempre sugli altri le responsabilità. Il tempo delle chiacchiere è finito mi auguro che questo sia compreso da tutti”.
Per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, quella che viene fuori dalle indagini delle Procura di Napoli sugli assenteisti “è una pagina vergognosa, è devastante e inaccettabile. Fa male al cuore”. “Mi auguro – ha aggiunto il sindaco – che ci siano subito provvedimenti forti perché ci sono tanti medici e tanto personale sanitario che lavora in condizioni difficili, certe volte in modo eroico, ci sono pazienti che non riescono a essere curati, c’è una politica che sulla sanità ci ha mangiato e poi c’è gente che, invece di lavorare, va a giocare a tennis o a fare il cuoco”.
“Vergognoso, vergognoso, vergognoso. Non ho altro modo per esprimere la posizione del Movimento 5 Stelle su questa assurda vicenda che a questo punto non penso che si configuri come un unico caso, visto il riscontro quotidiano delle segnalazioni che ci giungono e che evidenziano carenze di personale e ritardi nell’erogazione dell’assistenza sanitaria”. Lo ha affermato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino. La consigliera ha annunciato il M5s presenterà in Consiglio regionale una mozione per proporre soluzioni concrete, tra cui la possibilità di introdurre la “vigilanza popolare”, affinché fatti del genere non accadano più.
“Chiederemo – ha spiegato la consigliera pentastellata – alla Giunta De Luca di rendere identificabili tutti gli operatori sanitari al lavoro obbligandoli a esporre sul camice il cartellino con il loro nome e cognome e che ogni reparto e ufficio debba affiggere quotidianamente l’elenco del personale di turno, precisando esattamente gli orari, così che cittadini e pazienti possano rilevare e segnalare tutte le inadempienze”.
“La ‘vigilanza popolare’ – ha proseguito – è indispensabile laddove oramai è evidente l’incapacità delle Asl e della stessa Regione a esercitare un controllo adeguato e questo nonostante esistano uffici ispettivi, che non si capisce che cosa controllino”. A tal proposito la Ciarambino si chiede come sia stato possibile che “nella direzione dell’ospedale e dell’Asl e in Regione nessuno si sia accorto di nulla” e si augura che la Regione si costituisca parte civile nel processo. Inoltre, non appena venga accertata la colpevolezza, conclude Ciarambino, “dovrà scattare senza se e senza ma, oltre al licenziamento dal posto di lavoro, anche e soprattutto la radiazione dagli ordini professionali”.
È proprio l’Ordine dei Medici di Napoli e provincia è intervenuto sulla vicenda attraverso il presidente Silvestro Scotti. “Comportamenti come quelli ripresi nell’indagine – ha affermato Scotti – non sono degni di un Paese civile. Ci rammarica che anche dei medici risultino coinvolti nella cricca dei furbetti del cartellino, se le accuse a loro carico dovessero risultare fondate l’Ordine dei medici di Napoli – ha concluso – sarà implacabile nell’applicare le sanzioni previste”.
Per Carlo Rienzi, presidente del Codacons, “i furbetti del cartellino sono una vera e propria piaga per la sanità e per la Pubblica amministrazione”, perché “mentre i dipendenti infedeli vanno a giocare a tennis o a sbrigare faccende personali, i cittadini subiscono conseguenze di una sanità pubblica allo stremo”. “Basti ricordare – ha proseguito Rienzi – il caso di pochi giorni fa dei pazienti curati sul pavimento in un ospedale pubblico. L’assenteismo dal lavoro ha infatti ripercussioni dirette per gli utenti, perché riduce le prestazioni erogate dalla Pubblica amministrazione e peggiora i servizi resi alla cittadinanza che, ricordiamo, attraverso le tasse paga gli stipendi ai furbetti del cartellino”.
Sul caso è intervenuta anche il segretario della Cgil Susanna Camusso, che ha però puntato il dito sui dirigenti. “Tre anni di indagini della magistratura e la direzione dell’ospedale dov’era in tutto questo tempo?”. “Non c’è dubbio” – ha però sottolineato il segretario – che questi dipendenti hanno screditato tutti i loro colleghi, che sono la stragrande maggioranza che fanno un lavoro sacrificante e di cui nessuno parla”.
Per il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, “fa bene allo Stato che si scoprano i furbetti del cartellino, ma spero che le istituzioni dello Stato diano l’esempio il più possibile”.