All’indomani del blitz volto a sgominare “le nuove leve della criminalità organizzata”, una nuova ed allarmante vicenda di cronaca richiama l’attenzione dei media su Casal di Principe.
Una retata che ha portato a 42 arresti, tra i quali spiccano due nomi eccellenti: uno è quello di Walter Schiavone, figlio del boss Francesco «Sandokan», l’altro è quello di Mary Venosa, figlia dell’ex reggente, oggi pentito, dell’omonima cosca confederata ai Casalesi. E, la settimana scorsa, in carcere sono finite le figlie del boss Francesco Bidognetti.
Protagonisti dell’inquietante episodio il nipote di un noto boss, suo fratello e altri due ragazzini, tutti di età compresa tra i quindici e i sedici anni.
La scuola lo aveva rifiutato, ma lui ci va lo stesso, perché lì c’è la sua fidanzatina. Mentre se ne va, insieme a suo fratello e ai suoi due amici, alza il braccio al cielo e brandisce una pistola. Non dice niente, ma il messaggio è chiaro: «Qui comando io».
I tre sono entrati in una scuola con una pistola a salve priva del tappo rosso, di quelle che all’apparenza sembrano armi vere e, in effetti, tutti coloro che hanno assistito alla scena non hanno intuito che si trattasse di un’arma giocattolo.
Terrorizzati, mentre il ragazzo alzava l’arma e si allontanava, scortato dagli altri adolescenti, attraversando lentamente il cortile della scuola. Tre dei quattro protagonisti della vicenda sono stati identificati. Solo il nipote del boss, unico ad aver brandito l’arma, è stato denunciato alla procura dei minori per la pistola modificata. Gli altri, nel concreto, non hanno commesso alcun reato. I genitori del ragazzino, che a quanto pare sono entrambi incensurati nonostante uno dei due sia figlio del boss, convocati in caserma si sono mostrati dispiaciuti per quanto accaduto. L’episodio è stato segnalato ai servizi sociali.
Tutto ha avuto inizio l’anno scorso, quando il ragazzino denunciato e suo fratello frequentavano l’Istituto «Carli», ma secondo quanto reso noto dalla direzione scolastica, dopo essersi resi protagonisti di numerose bravate, furono allontanati dall’istituto e invitati a scegliere un altro percorso di studi. A settembre hanno di nuovo presentato la richiesta di iscrizione, ma l’Itc «Carli» non li ha accettati «ritenendoli incompatibili con la serenità della scuola».
La scuola che non educa, ma emargina. Il piccolo bullo forse a scuola ci è andato con la pistola probabilmente per lanciare una sfida a chi lo aveva rifiutato. I testimoni hanno riferito che non ci sono state minacce, né alcuna violenza.
Solo quell’arma alzata verso il cielo. Il nipotino del boss ha deciso di emulare le gesta dei camorristi per imporsi dopo il rifiuto.