Secondo quanto riportato da “La Repubblica”, un uomo che aveva denunciato abusi sessuali – nel 1989, quando aveva 13 anni – da parte di un insegnante di religione, ha scritto al Papa per “denunciare il cardinale Crescenzio Sepe per grave negligenza nell’esercizio del proprio ufficio”.
La Curia di Napoli, secondo il denunciante, non avrebbe svolto alcuna attività nei confronti del sacerdote. Si tratta della prima denuncia in relazione alla nuova norma, voluta da Francesco, che prevede la rimozione di vescovi colpevoli di grave negligenza nella gestione di casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti. In una lunga nota della Curia di Napoli, il cancelliere arcivescovile padre Luigi Ortaglio sottolinea che “trasmessi gli atti dell’attività istruttoria della Congregazione per la dottrina della fede, questa nel 2016 riteneva non essere emersi gli elementi sufficienti per avviare un processo penale”.
Nel 2010 la Curia riceveva alcune lettere della persona in questione e del suo psichiatra, dott. Alfonso Rossi, che denunciavano presunti abusi subiti da questa persona all’età di 13 anni da parte di don S.M. negli anni 1986-92″, scrive il responsabile della sezione legale della Curia, ricostruendo la vicenda. “Nonostante il reverendo avesse sempre goduto della stima dei superiori e dei fedeli, svolgendo con dedizione il ministero sacerdotale in due parrocchie, l’arcivescovo incaricò immediatamente il vicario generale di condurre un’indagine per verificare la verosimiglianza delle accuse mosse”. “Il vicario incontrò e ascoltò la persona in questione, quindi il suo psichiatra, nonché infine lo stesso sacerdote, il quale fin da subito negò decisamente la veridicità di quanto affermato dal denunciante. Comunque – continua la nota della Curia – si convenne insieme al parroco sull’opportunità di un periodo sabbatico di riposo e distacco dalla parrocchia presso una comunità religiosa fuori diocesi. Nel 2014 il denunciante Nel 2014 il giovane “prima personalmente e poi tramite il suo legale, l’avvocato Sergio Cavaliere, chiedeva di essere ancora una volta ascoltato dall’ Autorità ecclesiastica e di ottenere dall’Arcidiocesi di Napoli un risarcimento per i danni provocati dai presunti abusi da lui denunciati”.
Nel frattempo, la vittima, sostenuta dalla Rete ‘L’Abusò “si è rivolto al Santo Padre. La Congregazione per la dottrina della fede, come avviene generalmente in questi casi, con lettera del 2 ottobre 2014 affidava all’Arcidiocesi di Napoli il compito di effettuare una investigatio previa a norma del can. 1717 del C.J,C’. Pertanto, sottolinea padre Luigi Ortaglio, “nell’ambito di tale indagine sono stati di nuovo formalmente ascoltati la presunta vittima, il suo psichiatra, l’accusatore, il suo psicologo, vari testimoni, tra cui uno indicato dallo stesso accusatore ed un altro spontaneamente presentatosi dopo una nota trasmissione televisiva Rai che si è occupata del caso.
Inoltre, nell’ambito di tale istruttoria, su indicazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato chiesto” al denunciante “di sottoporsi a una perizia psichiatrica, affidata ad un neuropsichiatra specializzato in psicologia forense, vittimologia e criminologia, qualificato per la cosiddetta ‘ricostruzione della memoria testimoniale’. Purtroppo non è stato possibile espletare tale perizia per il rifiuto del periziando”.