Dal 7 al 26 febbraio il Museo di Capodimonte a Napoli ospiterà le due opere di Vincent Van Gogh rubate dal museo di Amsterdam a lui dedicato il 7 dicembre del 2002 e sequestrate alla camorra nel settembre del 2016. Si tratta dei quadri “La spiaggia di Scheveningen prima di una tempesta” (olio su tela del 1882) e “Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen” (altro olio su tela del 1884). Quest’ultima opera, in particolare, ritrae l’edificio religioso in cui è stato pastore il padre del pittore. Il valore delle due opere di Van Gogh nel mercato parallelo dell’arte si aggira intorno ai 100 milioni di euro, anche se per gli esperti si tratta di capolavori inestimabili. Capolavori che ora, prima di ritornare nei Paesi Bassi, potranno essere ammirati anche dal pubblico italiano. Le due tele verranno esposte al Museo di Capodimonte nella stanza vicina a quella che ospita “La flagellazione di Cristo” di Caravaggio. Qui, lunedì 6 febbraio, si è tenuta la cerimonia di riconsegna dei quadri al museo olandese.
Rubati il 7 dicembre 2002 nel museo Van Gogh di Amsterdam, che ospita tutte le opere del pittore non presenti in altre collezioni private, i due quadri erano stati ritrovati nel settembre scorso in casa di un camorrista. A effettuare il ritrovamento gli uomini del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo partenopeo coordinati dalla Procura della Repubblica.
Le opere sono state rinvenute in una palazzina di Castellammare di Stabia appartenente al narcotrafficante Raffaele Imperiali. Legato al clan Amato-Pagano, l’uomo è stato di recente condannato dal tribunale di Napoli ma è latitante a Dubai. I dipinti si trovavano in una stanza attigua alla cucina, avvolti in un panno, confusi tra altre suppellettili, ancora in buone condizioni, anche se i telai erano stati rimossi. Pochissimi i danni, la “spiaggia” aveva la vernice danneggiata nell’angolo in basso a sinistra, mentre l’altro dipinto, raffigurante la chiesa, presentava solo qualche lieve offesa lungo i bordi. Secondo i racconti del pentito Mario Cerrone, elemento di punta della cosca e socio d’affari di Imperiali, il narcotrafficante avrebbe pagato circa 5 milioni per l’acquisto dei due quadri. Ancora in corso le indagini sul percorso compiuto dalle opere dal momento del furto fino al loro ritrovamento.