E’ stato per decenni tra gli animatori del dibattito culturale e civile a Napoli e in Italia, Gerardo Marotta, fondatore e presidente dell’Istituto italiano studi filosofici, nella cui sede in via Monte di Dio, a palazzo Serra di Cassano, sono passati i più grandi pensatori del ‘900 per iniziative rivolte soprattutto ai giovani, da Jaques Le Goff, a Eugene Garon, Karl Popper, Jaques Deridda, Marc Fumaroli, Hans George Gadamer. Marotta è spirato questa notte nella clinica Hermitage di Capodimonte, dove era ricoverato dopo una caduta, per un aggravamento dei problemi respiratori di cui soffriva da tempo. Avrebbe compiuto 90 anni ad aprile.
L’Istituto lo aveva creato nel 1975 insieme a Elena Croce, al filosofo Pietro Piovani, allo storico dell’antichita’ Giovanni Puglese Carratelli, e a Enrico Cerulli, sotto gli auspici dell’Accademia dei Lincei, per rilanciare in Italia il dibattito filosofico. Ma nelle sale di palazzo Serra di Cassano arrivarono a tenere dibattiti anche Rita Levi Montalcini e Carlo Rubia, Ernst Gombrich e Francis Haskell, con corsi e seminari aperti a giovani studiosi non solo italiani spesso sostenuti da borse di studio.
L’ultima battaglia di Marotta fu per la sistemazione dei 300mila violumi da lui raccolti in mezzo secolo di ricerche in fondi librai e antiquari d’Europa. Molto presente nella vita politica della citta’, Marotta riaprì per una volta a fine anni ’90 il portone di palazzo Serra di Cassano, chiuso dal principe omonimo nel 1799 perche’ il figlio era stato giustiziato per aver partecipato alla rivoluzione, celebrando quello che per lui era l’avvio del rinascimento napoletano. Con la sua morte, sottolinea il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, la citta’ perde “un faro, un punto di riferimento per tutte le generazioni. Rivoluzionario sino alla fine, sempre dalla parte della liberta’ e della giustizia”.