Durante la serata di ieri, 4 gennaio, a Ponticelli è stato registrato il primo colpo d’arma da fuoco esploso nel 2017, rivolto inequivocabilmente verso un uomo.
Non è una pratica inedita in uno dei quartieri della periferia orientale di Napoli più sopraffatti dalla camorra, ma, in questo caso, il movente non va ricercato in nell’orbita della malavita locale.
La mano che ha sparato quel colpo è di un 80enne. Un padre che ha puntato l’arma e ha sparato contro suo figlio, con cognizione di causa, al culmine di una lite, insorta in strada, nei pressi della loro abitazione, nel Rione Incis.
Questo il motivo per il quale Michele Cirella ha sparato a suo figlio Gennaro.
Alla base del litigio, un contenzioso che andava avanti da tempo, legato ad alcune proprietà di famiglia. Anche ieri sera, padre e figlio, sono tornati a scontrarsi su questo argomento.
Incredulità e sconcerto regnano tra gli abitanti del rione, all’indomani dell’ennesima tragedia familiare finita sotto i riflettori mediatici. Nessuno, quando ha udito gli spari, avrebbe mai immaginato che si trattasse di una lite tra padre e figlio sfociata in un gesto così innaturale ed estremo.
Non c’è molta voglia di parlare e raccontare i protagonisti della vicenda, lo choc che ancora aleggia nell’aria è fitto e palpabile. La gente comune continua a chiedersi come può un uomo arrivare a mettere a repentaglio una vita che ha contribuito a mettere al mondo.
Adesso si trovano entrambi ricoverati in ospedale: Gennaro, il figlio 49enne versa in gravi condizioni, ma non è in pericolo di vita e si trova all’ospedale Villa Betania di via Argine, a pochi chilometri di distanza da via Niccolò Paganini, il luogo in cui si è consumata la tragedia.
Mentre Michele Cirella, l’autore del gesto, poco dopo la sparatoria è stato colto da un malore, mentre era in casa della sorella. Trasportato all’ospedale Loreto Mare di Napoli è stato ricoverato in una stanza piantonata dagli agenti che attendono che l’uomo si riprenda per condurlo al Commissariato di Ponticelli ed interrogarlo.
Un episodio che dimostra quanto sia disabituata l’indole umana ad accogliere e percepire come “normali” vicende di sanguinaria violenza, anche in un contesto in cui morti e feriti sortiti da colpi d’arma da fuoco sono all’ordine del giorno.